Medaglie Italiane – Regno d’Italia – Vittorio Emanuele III (1900-1945) - Ventennio Fascista - Rosa d’Inverno - Rara. Medaglia non portativa, dalla particolare forma stondata, emessa per ricordare la gara motociclistica denominata Rosa d’Inverno. Al dritto stelo con rosa sbocciante e una in bocciolo legenda IV ROSA D’IVERNO in basso a s. LORIOLI CASTELLI sotto C A. Al rovescio motociclistica in corsa sotto Porta Trionfale e legenda 15 GENNAIO 1933 XI. Medaglia in Bronzo argentato (AE) (ø 51mm, 48.4gr.). Conservazione SPL/FDC. Riferimenti Casolari XI-116 (variante per il metallo). Rara (R). La manifestazione, denominata “Esposizione internazionale dell’automobile e del ciclo”, debuttò a Milano nel lontano 5 maggio del 1901 anche se è solo dal 1914 che inizierà a chiamarsi “Salone del ciclo e motociclo” avendo come sede il Kursaal Diana e poi, a causa della guerra, si spostò presso la sede del “Veloce Club Milano”, cioè nel Palazzo del Parlamento, dove fu organizzato fino al 1939. Dal 1957 al 1988 si passò alla scadenza biennale ritornando annuale dal 2005, con sessioni specifiche per bici e moto. Dal 1930, in concomitanza con il salone, si è tenuta nel capoluogo lombardo il mitico motoraduno invernale denominato “Rosa d’Inverno”, fiore all’occhiello della manifestazione, meeting fra i più significativi e partecipati a livello internazionale con motociclisti provenienti da molte parti d’Italia e anche dall’estero. La denominazione stessa “Rosa d’inverno” fu data perché il motoraduno agli inizi si svolgeva nel fondo dell’inverno, prima a gennaio e in seguito a dicembre, proprio per dimostrare che i centauri erano in grado di sfidare i rigori stagionali e, soprattutto, che il mezzo a due ruote (ciclomotore, scooter, motocicletta, sidecar, motocarro) poteva essere usato e utilizzato in ogni periodo dell’anno. Per decenni è stato l’appuntamento per i “veri” appassionati della motocicletta, una sfida-show fra i principali club e moto-club. Giunti da ogni dove, i partecipanti, dopo centinaia e centinaia di chilometri, per lo più di notte e sotto le intemperie, si ritrovavano all’alba in Piazza Castello e poi in mattinata sfilavano rombanti per le vie del centro di Milano finendo a Piazza Duomo davanti alle autorità civili, militari e religiose, con benedizione del vescovo, discorsi del sindaco e del ministro di turno, del presidente Fmi, premiazioni di ogni tipo: insomma una gran festa fra ali plaudenti di cittadini che gridavano i nomi dei campioni sempre presenti sui loro bolidi, compreso Giacomo Agostini, in testa al corteo sulla MV Agusta GP 500 4 cilindri. I Club organizzavano la trasferta milanese con grande anticipo. La parte del leone, oltre ai Moto Club lombardi, piemontesi, liguri e veneti, spettava a quelli toscani, emiliani e marchigiani in particolare una “guerra” benigna ultradecennale fra romagnoli e pesaresi con sfide che dal piano tecnico sulle moto delle varie Case e dalle confusioni fra fan sui campioni di turno passavano a quello culinario, con abbondanza di sangiovese e lambrusco, piadine e tigelle, prosciutti e culatello, salsicce e pesce fritto.