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Lot # 141 - MEDAGLIE PAPALI – SANTA SEDE ROMANA - LEONE XIII (1878-1903) DECORAZIONE ORDINE AVVOCATI SAN PIETRO – 1878 - MOLTO RARA. Decorazione in bronzo dorato e smalti con nastro viola con bordi gialli, è una croce maltese zigrinata, raggiante e pomellata in oro, smaltata di bianco e bordata d'oro, avente al centro un medaglione d'oro al centro del quale erra impressa l'immagine di san Pietro visto frontalmente, circondato da una fascia smaltata di blu con le lettere in oro "AVVOCATI DI SAN PIETRO". Sul retro, il medaglione centrale presentava due chiavi decussate sormontate dal triregno (simbolo pontificio) ed affiancate dalle parole FIDEI ET VIRTUTI; il medaglione anche sul retro era circondato da una fascia smaltata di blu con le lettere in oro "TU ES CHRISTUS FILIUS DEI VIVI" Il sostegno al nastro era composto da un triregno con chiavi decussate in oro. Era portata nella parte sinistra del petto. Nel 1877 si formò un qualificato corpo di giuristi con lo scopo di tutelare giuridicamente la Santa Sede, specialmente nei suoi interessi temporali sopratutto nei confronti del neonato Regno d'Italia Durante il giubileo episcopale, Papa Pio IX accordò loro la denominazione di Ordine degli Avvocati di San Pietro, ma solo Papa Leone XIII ne stabilì negli statuti il 5 luglio 1878. Detto Ordine fu organizzato gerarchicamente come un ordine cavalleresco con a capo un Presidente Gran Maestro e vi aderirono avvocati italiani e da tutto il mondo, specie da Francia, Austria, Spagna, Germania, Inghilterra, Canada e Sud America (ne furono insignite un centinaio di persone, col grado di cavaliere – classe unica). Papa Pio X lo soppresse con motu proprio “Id praeclaro semper” il 28 maggio 1909, il quale ritenne che (anche a seguito di alcune indagini interne che rivelarono degli abusi e una vendita illegale delle onorificenze in Francia) tale organizzazione avesse ormai assolto a sufficienza il proprio compito e di conseguenza risultasse obsoleta. Riferimenti Bart. Pio IX-XXXII-5. Molto Rara (RR). Realizzata in bronzo dorato (AE) e smalti policromi (54X41mm, 27.6g). Conservazione FDC
Lot # 144 - MEDAGLIE PAPALI - PROSPERO PUBLICOLA SANTACROCE CARDINALE – GEROCOMIO – RARISSIMA (RRR). Prospero Publicola Santacroce (1514-1589), cardinale. Medaglia 1579. D/ PROSPER SANCTACRVCIVS S R E CARD. Busto a destra con mozzetta. R/ GEROCOMIO. Veduta della Villa Gericomio e dei suoi giardini. Armand I, 263, 5. Hill-Pollard, Kress 377. Pollard, Bargello 656. Attwood 972. Realizzata in bronzo (AE.) (ø 50mm, 53g). Bellissima patina verde naturale. Opus Federico Cocciola. RRR. . Fusione originale. Conservazione MB/BB. Nacque a Roma il 24 settembre 1514; seguì le lezioni dell’umanista Paolo Ugolino, che lo istruì nelle lingue greca e latina. Il sacco di Roma nel 1527 costituì una svolta nella vita di Santacroce. I genitori morirono di peste e i beni di famiglia andarono perduti. A tredici anni le sue condizioni di vita e quelle dei suoi tre fratelli e di sua sorella divennero precarie e lo segnarono per sempre. Dal 1533 iniziò gli studi presso l’Università di Padova. L’11 novembre 1537 ottenne il titolo di dottore in utroque iure e tornò a Roma per svolgere la funzione di avvocato concistoriale, chiamato da Paolo III a succedere a suo zio Pompilio Santacroce. Cominciò a cercare appoggi potenti e nel 1542 ottenne la protezione del cardinale Alessandro Farnese che accompagnò nel 1545 nella sua missione presso Carlo V. Alla fine dell’anno divenne uditore della Rota. Ben presto fu apprezzato negli ambienti della Curia per la sua conoscenza del diritto e le sue qualità di giurista, nonché per la sua prudenza e le sue attitudini come negoziatore. Qualità che lo resero il mediatore e portavoce papale nelle corti europee, fu in Portogallo, Spagna e Francia per volere di Pio IV che, infine, per ricompensare i suoi servigi, lo creò cardinale il 12 marzo 1565. Il 19 febbraio 1567 comprò da Paolo Giordano Orsini il feudo di San Gregorio da Sassola, con l’intenzione di farne una residenza ufficiale (Archivio di Stato di Roma, Fondo Santacroce, b. 40, c. 227r). Da allora si occupò di sistemare la sua proprietà ma, disponendo di poche risorse e avido di guadagno, non esitò a tassare fortemente i suoi sudditi provocando così una sollevazione armata il 13 gennaio 1578, conclusasi il 3 marzo 1578 con la condanna a morte di cinque sangregoriani. Fece costruire un castello destinato a far conoscere le sue virtù e a proporre una lettura simbolica del suo operato, in particolare religioso e diplomatico, come attestano le personificazioni della Pace e della Vera Religione nella sala dello zodiaco. Volle inoltre che fosse messa in risalto la sua passione per le arti e fece sfoggio dei suoi talenti come mecenate (Jean Sénié - Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - 2017). Al nunzio apostolico Santacroce venne attribuito il merito di essere stato il primo a contribuire all’introduzione del tabacco, che avrebbe portato dal Portogallo, tanto che questo fu soprannominato «erba Santa» o «erba Santacroce». Federico Cocciola fu un orafo siciliano attivo a Roma tra il 1560 e il 1570 come incisore di sigilli papali; egli eseguì anche alcune medaglie, firmate FED. COC. e F. CO. Milanesi suggeriva che il medaglista che firmava le medaglie con le sigle FED. COC. fosse Federico Cocciola, mentre attribuiva la firma F.C. a Francesco Cocchi, orafo romano. Ma è ormai accettato che entrambe le sigle appartenessero al medesimo autore, conosciuto anche come Federico Cicciolo. NELL’ASTA HESS DIVO DEL 25.10.1996 (LOTTO NR. 233) IN CONSERVAZIONE SPL, È STATA VENDUTA A 1230 € (COMPRENSIVI DI DIRITTI D’ASTA).
Lot # 148 - MEDAGLIE RELIGIOSE – BEATA VERGINE MARIA DI MOTTA DI LIVENZA – SACRO CUORE DI GESU’ - PIO IX (1846-1878) - RARA – TREVISO - VENETO. Medaglia, portativa con appiccagnolo, databile al 1859. Al dritto la B. V. di Motta seduta in trono con il Bambino sulle ginocchia tra due angeli con fiori, in esergo B V M DEI MIRACOLI MOTTA. Al rovescio figura di Gesù, in cornice polilobata, in ogni angolo cherubino, scritta SACRO CUORE DI GESU’. Non censita nei repertori da noi consultati con questo dritto e rovescio accoppiati. Realizzata in bronzo dorato (AE) (ø 34.3mm, 16.3g). Conservazione BB. La Madonna dei Miracoli apparve a Motta di Livenza il 9 Marzo 1510. Protagonista dello straordinario evento fu il signor Giovanni Cigana, un anziano contadino che da 20 anni recitava ogni giorno il Santo Rosario. Egli era solito sostare in preghiera davanti a un “capitello” della Beata Vergine (tuttora esistente al lato sinistro esterno della Basilica). Così fece anche quel mattino del 9 Marzo. Ripreso quindi il cammino, fatto appena qualche passo, vide la Madonna che lo salutò e gli affidò un messaggio. La Vergine Santa chiese al signor Giovanni Cigana di digiunare tre sabati consecutivi, lui e tutto il popolo delle borgate vicine: così avrebbero ottenuto misericordia dal Signore. Gli manifestò inoltre il desiderio che venisse costruita una chiesa in tavole perché la gente vi potesse pregare, in seguito sarebbe stata innalzata una insigne Basilica. Lo assicurò che l’amico che stava incontrando per chiedere aiuto sarebbe venuto volentieri.
Lot # 149 - MEDAGLIE RELIGIOSE – SAN NICOLA DA TOLENTINO – PLACCA. Placca con tondo raffigurante San Nicola da Tolentino con nimbo, agli angoli superiori dei gigli, in basso due angeli contrapposti reggono un drappo su cui è scritto S. NICOLA DA TOLENTINO, sopra sole raggiante. Rovescio anepigrafo. Realizzato in bronzo dorato (AE) (Dimensioni 63x42mm, 43.8g) Conservazione BB. Nicola da Tolentino, al secolo Nicola di Compagnone (Sant'Angelo in Pontano, 1245 – Tolentino, 10 settembre 1305), è stato un frate dell'Ordine di Sant'Agostino ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica che lo ha canonizzato nel 1446. Nacque nel 1245 a Sant'Angelo in Pontano (Macerata) nella Diocesi di Fermo. I suoi genitori, Compagnone de Guarutti e Amata de Guidiani (i cognomi potrebbero semplicemente indicare i loro luoghi di nascita e forse la famiglia era quella dei Compagnoni), erano gente pia. La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Bari, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. La leggenda narra ancora che il concepimento sia avvenuto nella limitrofa città di Modugno, di cui oggi il santo è il patrono. Si distinse a tal punto nei suoi studi che, prima che essi fossero compiuti, venne fatto canonico della chiesa del Santissimo Salvatore a Sant'Angelo in Pontano. Ascoltando una predica di un eremita agostiniano sulla frase latina Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscentia ejus ("Non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza"), avvertì la chiamata alla vita religiosa. Implorò allora l'eremita di ammetterlo nel proprio ordine, e i suoi genitori acconsentirono con gioia. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino. Già prima dell'ordinazione fu mandato in diversi conventi dell'ordine: Fermo, San Ginesio, Recanati, Macerata e altri, e i biografi mettono in evidenza che fu un modello di generoso impegno verso la perfezione. Fece i voti solenni a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote da Benvenuto Scotivoli. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305. Trascorse gli ultimi trent'anni della sua vita, predicando quasi ogni giorno. Sebbene negli ultimi anni la malattia mise alla prova la sua sopportazione, continuò le sue mortificazioni quasi fino al momento della morte. I devoti ne ricordano la mitezza, l'ingenua semplicità e la dedizione per la verginità, che non tradì mai, custodendola con la preghiera e la mortificazione.