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Lot # 731 - Regno d’Italia - Vittorio Emanuele III – Regia Esploratore Marsala – Regia Marina. Medaglia con attacco a piccola staffa ed anello, emessa del R.E. Marsala. Al d. la nave in navigazione verso s. intorno legenda STAT MAGNINOMINIS VMBRA sotto legenda R. ESPOLATORE MARSALA 1914 a d. punzone 800. Al r. sbarco di Marsala in basso legenda 11 MAGGIO 1860 “...OGGI DA QVESTO LVOGO INCOMINCIA LA NOVELLA STORIA”. Realizzata in argento (AG) (ø 28.1mm, 10.2g.). Conservazione BB/SPL. Costruita nell'Arsenale di Castellammare di Stabia su progetto del generale del Genio navale Giuseppe Rota, la nave fu sin dal principio afflitta da seri problemi all'apparato motore, dovuti anche alla sua complessità. All'inizio della prima guerra mondiale il Marsala aveva base a Brindisi. L'11 luglio 1915 il Marsala partecipò, in qualità di nave di bandiera dell'ammiraglio Millo, alle operazioni per lo sbarco e l'occupazione dell'isola di Pelagosa. Nel 1919 il Marsala operò in Libia. Nel dicembre 1920 il Marsala fu coinvolto negli eventi conseguenti l'occupazione dannunziana di Fiume. Numerosi legionari fiumani avevano occupato anche Zara e, temendo che in tale città si potessero ripetere gli eventi del Natale di sangue, pianificarono di catturare il Marsala (che era ormeggiato nel canale di Zara), usare le sue artiglierie come deterrente contro eventuali attacchi di truppe regolari italiane, imbarcare i legionari zaratini e trasferirli a Sebenico. Al piano avrebbero contribuito i sottocapi Maina, Rangone, Boni e Riccio, che avevano aderito alla causa fiumana. Nella notte tra il 25 ed il 26 dicembre 1920 il Marsala venne effettivamente catturato da 30 legionari capeggiati dal capitano Calavalle e dal tenente Grossi, ma l'esploratore si rivelò pressoché inutilizzabile ai loro fini: i cannoni, privi di otturatori, non potevano essere usati, mentre i problemi alle macchine impedivano la partenza. Dopo che all'unità si furono affiancati due cacciatorpediniere, i legionari dovettero arrendersi ed il Marsala tornò in mani italiane; l'equipaggio dell'esploratore catturò 27 dei legionari, che vennero poi sbarcati ad Ancona. Causa il progressivo e grave deterioramento dell'apparato motore, l'esploratore venne nel 1927 e venduto per la demolizione.
Lot # 733 - Regno d’Italia - Vittorio Emanuele III - Regio Esploratore Nino Bixio – Regia Marina. Medaglia con appiccagnolo ed anello emessa a ricordo del Regio Esploratore Nino Bixio. Al dritto volto di Nino Bixio verso d. intorno legenda UBBIDIRE E TACERE NINO BIXIO 1874 sul taglio del collo S.J. sotto punzone 800. Al r. nave in navigazione verso s. sotto legenda R. ESPLORATORE NINO BIXIO. La medaglia è appesa ad un nastro per berretto da marinaio della nave Regio Esploratore Nino Bixio. Realizzata in argento (AG) (ø 23.4mm, 7.1g.). Conservazione SPL. Costruita nell'Arsenale di Castellammare di Stabia su progetto del generale del Corpo del genio navale Giuseppe Rota, la nave venne varata il 30 novembre 1911 e madrina del varo fu Giuseppina Bixio, l'unica figlia di Nino Bixio. All'inizio della prima guerra mondiale il Bixio aveva base a Brindisi. Il 5 giugno il Bixio, scortato da quattro cacciatorpediniere (gli italiani Irrequieto e Francesco Nullo ed i francesi Commandant Bory e Protet), effettuò un'azione di bombardamento contro le isole di Lissa e Sant'Andrea. Nel 1919 il Bixio venne temporaneamente dislocato a Spalato, città ove i forti contrasti tra la componente slava e la minoranza italiana stavano degenerando in continue violenze: tra l'altro fu proprio a bordo del Bixio che, il 25 febbraio 1919, si tenne la cerimonia durante la quale il sindaco di Spalato ed il presidente del governo provvisorio jugoslavo porsero le loro scuse per l'aggressione da parte della folla, avvenuta il giorno precedente, di alcuni rappresentanti italiani e del comandante dell'incrociatore Puglia, Giulio Menini. Successivamente, dopo il marzo 1919, l'esploratore tornò in Italia. Causa il progressivo e grave deterioramento dell'apparato motore, l'esploratore venne radiato il 15 marzo 1929 e venduto per la demolizione
Lot # 736 - Regno d’Italia - III Corpo d’Armata - Estremamente Rara (RRRR). Medaglia statica emessa a ricordo dal III Corpo d’Armata. Al D/ legenda incisa III CORPO D’ARMATA COLONELLO PIER GIVSEPPE BAGNA I SETTEMBRE 1938 28 GENNAIO 1941 – DEI SACRI CONFINI GVARDIA SICVRA. Al R/ aquila con ali spiegate con testa verso sx su vetta di una montagna. Manca nei testi da noi consultati. Realizzata in Argento (AG) (60.4g – Ø 50mm). Conservazione SPL/FDC. Il III Corpo d'armata è stato una grande unità militare del Regio Esercito. Il III Corpo d'armata prese poi parte nel 1935-36 alla guerra di Etiopia; la grande unità aveva alle sue dipendenze la 27ª Divisione "Sila" e la 1ª Divisione Camicie Nere che, al comando del generale Ettore Bastico, mise per prima la bandiera sull'altopiano di Amba Aradam nel febbraio del 1936. All'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale il 10 giugno 1940 il III Corpo d'armata al comando del Generale di corpo d'armata Mario Arisio, era dislocato in Piemonte, tra Cuneo e Imperia operando sulle dipendenze della 1ª Armata del generale Pietro Pintor. Il III Corpo d'armata aveva alle sue dipendenze le divisioni "Ravenna", "Cuneo", "Forlì", "Pinerolo", i raggruppamenti alpini Val Ellero, Val Adige, Val Arroscia, Val Tanaro, Val Piave, prendendo parte alle operazioni contro la Francia sul fronte delle Alpi Occidentali. Dopo l'armistizio di Villa Incisa, nel mese di novembre il comando venne trasferito sul fronte greco-albanese, schierato al fronte il 15 novembre nel settore nord del Korciano, alle dipendenze della 9ª Armata del generale Mario Vercellino poi sostituito dal generale Alessandro Pirzio Biroli, prendendo parte alle operazioni belliche fino al maggio 1941. Completata l'occupazione della Grecia il III Corpo d'armata passa alle dipendenze della 11ª Armata con compiti di presidio territoriale con sede del Comando a Tebe. Nel settembre 1943, a seguito degli eventi successivi alla proclamazione dell'armistizio, il III Corpo d'armata venne sciolto
Lot # 742 - Regno d’Italia - Vittorio Emanuele III - Milano - Fonderie Vanzetti – Rara - Variante. Medaglia portativa con piccola staffa ed anello emessa per commemorare nel 1938 le acciaierie Vanzetti. Al D/ legenda FONDERIA MILANESE DI ACCIAIO VANZETTI = • 1888-1938 • forgia su fuoco tra conio e martello in basso, a dx: P. = MORBI = DVCCI. Al R/ nel campo: • PER = IL LAVORO. L'OR- = DINE. LA DISCIPLI- = NA E LA CONCOR- = DIA FRA TVTTE LE = FORZE PRODVTTI- = VE DELLA NAZIO- = NE. AVANTI! = MVSSOLINI. Opus Publio Morbiducci. Riferimenti Casolari XVI-86. Rara. (12.3 g - Ø 33). Variante al tipo in quanto è conosciuta solo la versione statica. Conservazione BB. La fonderia Vanzetti-Sagramoso viene fondata nel 1888 da Augusto Vanzetti insieme all'ingegnere Giulio Sagramoso. Vanzetti è un ex militare laureato al Politecnico di Torino, poi trapiantato a Milano e amico, commilitone e compagno di studi di Vilfredo Pareto, che lo cita in alcuni suoi testi (cfr. "Lettere ai Peruzzi (1872-1900)"). Giulio Sagramoso è invece un ingegnere civile, discendente da una nobile famiglia di Verona, e precedentemente aveva ricoperto il ruolo di direttore degli Altiforni di Hautmont (Francia) per la Société Belge des Forges de la Providence Nel 1895, alla morte di Vanzetti, Giulio Sagramoso cede le sue quote aziendali alla Redaelli & Bolis. Nei primi anni Cinquanta la Vanzetti è di proprietà di Ernesto Moizzi, aristocratico proprietario della Banca Privata Finanziaria. Moizzi a sua volta, per il tramite di Michele Sindona, cede l’azienda a Dan Porco, rappresentante della Crucible Steel of America che fa parte del gruppo Colt Industries, la grande multinazionale produttrice di armi. Nei primi anni Sessanta gli amministratori di Acciaierie Crucible Vanzetti risultano essere Michele Sindona e lo stesso Dan Porco. Nel 1967 l’azienda viene posta in liquidazione
Lot # 747 - Regno d’Italia - Vittorio Emanuele III - Rovereto – Campana – WW1 – INEDITA. Medaglia statica di grande formato emessa nel 1939/1940 a ricordo della Campana dei Caduti di Rovereto, probabilmente all’atto della rifusione, La campana (quarta al mondo per dimensioni) venne rifusa per vari problemi legati al suono nel 1940 e nel 1964. Al D/ centralmente la campana di rovereto ai lati MCMXXXIX A XVIII intorno legenda LA CAMPANA DEI CADVTI DELLA GVERRA MONDIALE, sotto legenda LORIOLI FR.LLI MILANO ROMA. Al R/ legenda su più righe LA CAMPANA DEI CADVTI E’ ESCLUSIVAMENTE CONSACRATA A TVTTI I CADVTI DELLA GVERRA MONDIALE SENZA DISTINZIONE DI FEDE O DI NAZIONALITA’ ESSA SVONERA’ CENTO RINTOCCHI PRECISI OGNI SERA ALL’ORA DI NOTTE – VNA VOLTA L’ANNO CELEBRA PARTICOLARMENTE IL 9-I I CADVTI TVRCHI IL 22-III I CADVTI RVSSI IL 9-IV I CADVTI PORTOGHESI IL 2-V I CADVTI VNGHERESI IL 30-V I CADVTI AMERICANI E GRECI IL 15-VI I CADVTI CECOSLOVACCHI IL 27-VI I CADVTI MONTENEGRINI IL 22-VIII I CADVTI GERMANICI IL 30-VIII I CADVTI AVSTRIACI IL 11- IX I CADVTI FRANCESI IL 15-IX I CADVTI IVGOSLAVI IL 22-X I CADVTI BELGI IL 29-X I CADVTI INGLESI IL 4 –XI I CADVTI ITALIANI IL 7-XI I CADVTI GIAPPONESI IL 11-XI I CADVTI POLACCHI IL 27-XI I CADVTI BULGARI IL 1-XII I CADVTI RVMENI intorno rami di ulivo. Realizzata in bronzo argentato (AEs) (215 g - Ø 69,2). Manca nel Casolari e in tutti i testi di riferimento consultati. Estremamente Rara (RRRR). Conservazione SPL/FDC (leggera abrasione dell’argentatura sul bordo ad ore 7)