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Lot # 661 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA - VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – ORDINE MILITARE DEI SAVOIA. Fregio mignon dell’Ordine Militare dei Savoia composto da una croce sabauda, smaltata di rosso e di bianco, circondata da un serto d'alloro smaltato di verde, sormontato dalla corona reale di Sardegna, e veniva conferita personalmente dal sovrano alla presenza delle truppe schierate a rendere gli onori militari. L'Ordine militare di Savoia fu un ordine di benemerenza del Regno di Sardegna prima, e del Regno d'Italia poi. L'Ordine militare di Savoia si originò dalle prime decorazioni al valor militare concesse da Vittorio Amedeo III di Savoia nel 1793, che erano cadute completamente in disuso durante la dominazione napoleonica in Italia, ed in particolare in Piemonte. Successivamente, nel periodo della Restaurazione, le decorazioni "al valor militare" vennero riprese da Vittorio Emanuele I di Savoia, con un decreto datato 1º aprile 1815, per poi venire soppresse nuovamente il 14 agosto di quello stesso anno assieme alle medaglie al valore militare o civile. Tutte queste onorificenze, confluirono nell'istituzione dell'Ordine militare di Savoia, con l'intento di creare un'onorificenza da concedere a quanti, avendo combattuto nelle armate italiane di Napoleone, avessero ottenuto la Legion d'onore (oppure l'onorificenza dell'Ordine della Corona ferrea) per meriti militari, conservando al tempo stesso il carattere democratico che aveva ricevuto la decorazione francese, e cioè che tale ordine potesse essere concesso a tutti, senza distinzione di grado o fede religiosa. Altro scopo dell'ordine era quello di ricompensare alti meriti militari di soldati semplici e di graduati, che si fossero distinti in battaglia. Realizzata in bronzo dorato (AE) e smalti policromi (Ø 26.1mm, 4.3g.).Conservazione BB.
Lot # 667 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA - VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – VENTENNIO FASCISTA (1922-1945) – MILIZIA ARTIGLIERIA CONTRAEREI. Medaglia con attacco a cambretta. Al dritto arco teso verso l’alto e scritta MILIZIA ARTIGLIERIA CONTRAEREI. Al rovescio apparecchiature di intercettazione con coni in basso scritta LARES ET ORAS IN HORA TVEBIMVR a d. DE MARCHIS. Realizzata in bronzo (AE) (Ø 30mm, 13.9g.). Opus Mario De Marchis. Conservazione BB. Questa specialità nasce il 16 aprile 1927 con il nome di Milizia artiglieria contraerei; dal 1930 denominata Milizia per la difesa antiaerea territoriale, (M.Di.C.A.T.). La difesa antiaerea fu affidata, fin dal tempo di pace, alla Milizia per la difesa controaerea territoriale (M.D.C.A.T.). Questa specialità della Milizia era costituita su 22 Legioni che si dividevano il territorio dello Stato secondo l'importanza delle città e degli obiettivi militari da difendere contro l'offesa degli attacchi aerei nemici. Ogni legione. armava un dato numero di batterie. Gli uomini che militavano nella Milizia Artiglieria Controaerea, vestivano la normale divisa delle CC.NN. ed erano distinti dagli altri da un particolare fregio del copricapo ed avevano le fiamme nere al bavero filettate dal colore giallo arancio tradizionale dell'arma di artiglieria. Gli ufficiali provenivano dalle categorie in congedo dell'arma di artiglieria dell'Esercito, non soggetti ad essere mobilitati con l'Esercito in caso di guerra. La truppa era costituita da uomini volontari, non aventi obblighi militari, da giovanissimi non ancora di leva, da mutilati di guerra, da maturi padri di famiglia reduci dalla guerra 1915/1918, da ciechi raffinati nell'udito destinati all'ascolto degli aerofoni. Tutto il personale era da anni sottoposto ad un severo particolare addestramento al tiro controaereo. La Milizia Artiglieria Controaerea, al 10 giugno 1940, inquadrava ben 85.000 uomini; per tutta la durata del conflitto, nei limiti delle sue possibilità,della disponibilità dei pezzi e del munizionamento, con abnegazione, disciplina e coraggio, sopportando serenamente duri sacrifici e subendo sanguinose perdite, difese accanitamente il territorio nazionale dalle indiscriminate incursioni aeree su obbiettívi militari e sulle popolazioni inermi delle nostre città, in perfetta collaborazione con le squadriglie dell'Arma Aeronautica destinate anch'esse alla difesa del territorio; ma purtroppo questo aiuto venne sempre più a mancare per le non rimpiazzabili perdite di apparecchi e di piloti. Per dare un'idea della disciplina e dell'attaccamento al dovere di queste anziane CC.NN., vogliamo citare il significativo episodio di una C.N. artigliere di Napoli: la C.N. Vincenzo Arzanese. Questo Legionario prestava servizio ìn una batteria della difesa della città; trovatosi ai pezzi durante un violentissimo attacco aereo su Napoli, venuto a conoscenza che una bomba era caduta sull'edificio in cui viveva la famiglia, chiese ed ottenne un permesso di dieci ore per correre in soccorso dei familiari. Sotto le macerie dell'edificio distrutto trovò, morti, i corpi della moglie e dei suoi tre figli. Nonostante tutto, allo scadere del permesso, ebbe la forza morale ed il coraggio di ripresentarsi puntualmente alla sua batteria per riprendere servizio e compiere, come sempre, il suo dovere. Nel 1935 essa disponeva di 14 Legioni e 10 Coorti autonome, dipendenti dall’Ispettorato generale M.Di.C.A.T. e da Cos. Nel 1939 la M.Di.C.A.T. venne riorganizzata in 5 comandi di gruppo di Legioni Di.C.A.T. comprendente 22 Legioni in Patria e 4 nelle colonie. Da questa data l’Ispettorato dal quale dipendeva la Di.C.A.T. assunse il nome di Comando Milizie Controaerei Artiglieria Marittima. Nel 1940,la M.Di.C.A.T. cambiò ancora una volta nome in M.A.C.A., (Milizia Artiglieria Contro Aerei).
Lot # 681 - MEDAGLIE ITALIANE – REPUBBLICA ITALIANA (DAL 1946) – FILIPPO GAGLIARDI - VENEZUELA – MONTESANO SULLA MARCELLANA – SALERNO. Medaglia, non portativa, emessa a ricordo di Filippo Gagliardi. Al dritto effigi dei genitori e di lui, con scene di vita, facciata di Chiesa ed altri caseggiati, intorno scritta I GENITORI DI FILIPPO GAGLIARDI CHE ILLUMINARONO D’AMORE LA STRAORDINARIA VICENDA DELLA SUA VITA. Al rovescio cartina del Venezuela e scritta OPERA DEL GENIO E DEL LAVORO DI FILIPPO GAGLIARDI IN AMERICA. Realizzata in peltro (ø 50mm, 51.2g). Conservazione BB/MB. Filippo Gagliardi, noto anche come Don Felipe, (Montesano sulla Marcellana, 25 febbraio 1912 – Roma, 15 gennaio 1968), è stato un imprenditore e filantropo italiano. (Nacque nel 1912 a Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno, da una famiglia di origini modeste (il padre Giuseppe era mugnaio e la madre, Mariannina Di Giuda, era casalinga), primo di dieci figli, di cui quattro maschi e cinque femmine (Pasquale, Giuseppe, Ernesto, Michele, Maria, Angelina, Domenica, Antonietta e Delizia). Nel 1927, a soli 15 anni, partì con la nave in terza classe in cerca di fortuna per Caracas in Venezuela con i soldi racimolati dalla madre che, di nascosto dal marito, aveva contratto un debito con un signorotto locale in cambio di una lunga fornitura di farina prodotta dal mulino di famiglia. A Caracas fu ospitato da un parente imprenditore che aveva fatto fortuna costruendo caserme per l'esercito ma ben presto, essendo entrato in contrasto con lui, rientrò in Italia a Montesano. Qui però resistette per breve tempo. Nel 1937, infatti, dopo aver compiuto il servizio militare, ripartì nuovamente per Caracas, dove, messosi in proprio nel settore dell'edilizia, diventò in breve tempo uno degli uomini d'affari più ricchi del paese. A Caracas, nel suo palazzo Roma, suo quartier generale, si circondò di una corte imponente, composta per lo più da suoi parenti e amici conterranei. A Maiquetía, nello stato di Vargas, vicino al porto e all'Aeroporto Internazionale Simón Bolívar (Venezuela) costruì depositi e capannoni denominando la località "Montesano", in omaggio al suo paese natio.Con l'ingente patrimonio che riuscì a costruirsi diede diversi contributi in opere di beneficenza. Dal giugno all’ottobre del 1954 rientrò nel suo paese natio dove elargì notevoli somme ai bisognosi, alle vittime dell'alluvione del Polesine del 1951 e dell'alluvione di Salerno del 1954, portò luce e acqua e concesse mutui a diversi comuni del Vallo di Diano, donò case ai poveri e fece costruire edifici pubblici a sue spese. Tornato in America, cominciò ad attuare nuovi progetti anche a Caracas e in tutto il Venezuela. Il periodo di massimo splendore di Filippo Gagliardi fu tra il 1954 e il 1958 durante la presidenza in Venezuela di Marcos Pérez Jiménez da cui derivò gran parte della sua fortuna per l'amicizia che li legava. Marcos Pérez Jiménez, dopo che nel novembre del 1957 aveva modificato la legge elettorale in Venezuela che consentiva il voto anche agli immigrati, fece presiedere a Filippo Gagliardi la commissione che coordinava l'adesione degli italiani alle liste elettorali. Tutto si arrestò improvvisamente quando nel gennaio del 1958 il regime del dittatore venezuelano cadde. In seguito a ciò, Gagliardi fu costretto a fuggire dal Venezuela e a tornare in Italia dove si trattenne fino al luglio del 1967. Tornato nuovamente in Venezuela, trovò tutto cambiato e non riuscì a ripristinare la precedente situazione a lui favorevole. Morì a Roma nel 1968 a soli 56 anni. Le sue spoglie si trovano nella cappella di famiglia a Montesano sulla Marcellana. Gabriel García Márquez parla di Filippo Gagliardi in un capitolo intitolato "L'ultimo trucco di Gagliardi" del suo saggio Dall'Europa e dall'America. 1955-1960 scritto quando era corrispondente a Caracas per un giornale colombiano. Tentò di avviare la costruzione del ponte sullo stretto di Messina ma non riuscì nell'intento per svariati problemi intercorsi. Desiderava la secessione del comune di Montesano sulla Marcellana dall'Italia in modo da creare una repubblica indipendente che avrebbe denominato "Repubblica dei Gigli Bianchi “. Legatissimo a sua madre Mariannina che ispirò la sua opera di filantropo, a lei dedicò diverse sue costruzioni intitolate "Mamma Gagliardi". In suo onore fece erigere davanti alla chiesa di S. Anna a Montesano un busto che la ritrae.