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Lot # 790
MEDAGLIE ITALIANE – VENTENNIO FASCISTA (1922-1945) – FEDERICO (FEDERIGO) PAPI – HYMEN HYMENAEE – ALLEGORIA DELLE NOZZE - SIENA – POMEZIA - ESTREMAMENTE RARA. Placca Bronzea di notevoli dimensioni, EVIDENTE PROVA DI ARTISTA, che verrà utilizzata dall’autore per la coniazione della medaglia emessa nel 1924 (Vedasi Casolari II-55 per il solo dritto). Al dritto due uccelli (due colombi) che si abbeverano da un calice istoriato, sopra stella a sei punte, sopra scritta ~ O HYMEN HYMEAEE~. Rovescio incuso con alloggio filettato, evidentemente andava affissa a qualche supporto (portone? scultura?). Realizzata in bronzo (AE) (ø 130mm, 370g.) Conservazione SPL. Estremamente Rara, praticamente INEDITA al grande pubblico. Sebbene la placca non sia firmata è indiscutibilmente attribuibile all’artista senese sia per il suo stile inconfondibile che per l’esistenza di due medaglie del tutto simili (tranne per alcuni particolari) coniata dalla Zecca di Roma sia durante il Periodo Fascista che quello Repubblicano. Artista di impronta novecentista Federigo (Federico) Papi nasce a Siena nel 1897.Compiuti gli studi all’Istituto Provinciale di Belle Arti della città si trasferisce a Roma dove frequenta la Scuola dell’Arte della Medaglia. Pittore e scultore realizza alcune opere in terracotta spesso modelli per statue. Molto noto come medaglista si dedica anche alla didattica insegnando, a partire dalla metà degli anni Trenta, prima a Roma, presso L’istituto San Michele e alla Scuola d’Arte della Medaglia, poi a Siena, all’Istituto d’Arte “Duccio da Boninsegna” e infine a Milano, all’Accademia di Brera. Muore a Roma nel 1982. Nel 1932 espone sei opere alla XVII edizione della Esposizione Internazionale Biennale d’arte della Città di Venezia, tra le quali il medaglione di bronzo “Natale di Roma – diritto e rovescio”, mostra alla quale è ancora presente in diverse edizioni fino alla XXVI edizione del 1952. Nel 1931 partecipa alla I edizione della “Mostra quadriennale d’Arte Nazionale a Roma esponendovi un “Medagliere (medaglie in bronzo)” ed il disegno “Studio di Testa”. Mostra ove espone nuovamente alla II edizione del 1935, alla III del 1939 ed infine alla V edizione del 1948. A lui fu offerto l’incarico di realizzare le 14 stazioni della Via Crucis nella Chiesa di San Benedetto a Pomezia, il 21 gennaio 1939, stabilendo un compenso di 14000 lire. Fu un’artista poliedrico, appartenente al novero degli artisti dal temperamento inquieto e perfino ribelle che, proprio per questo motivo, sono stati poco valorizzati in vita. Apprezzato da colleghi e amici (gli scultori Publio Morbiducci e Duilio Cambellotti e il critico Mario Valeriani), durante il ventennio Papi ricevette importanti commissioni pubbliche dal regime fascista benché non ne condividesse l’enfasi ideologica. Oltre alla citata Via Crucis, le bellissime medaglie per l’Opera Nazionale Balilla (ONB), la medaglia per la 220° divisione delle CC.NN. Divisone Tevere in Roma del 1937. Profondo conoscitore della medaglistica classica, soprattutto rinascimentale, ne declinò la perentoria nobiltà entro lo spirito novecentista, come a preludere una nuova Roma. Nel dopoguerra Papi si è interessato a una dimensione minimalista, sociale e perfino religiosa: popolane e maternità sono descritte in quel periodo con tratti essenziali che ricordano i primitivi come Della Quercia e Masaccio. Il tema del dritto (due colombe che si abbeverano da una coppa) richiama Il significato salvifico dell’acqua che trova un preciso riscontro figurativo nei mosaici del mausoleo di Galla Placidia. Proprio all’interno del sacello, nato come oratorio privato dell’Augusta imperatrice (425-450), il tema dell’acqua svela il contenuto funerario di tutto questo ciclo musivo. Le due colombe che si dissetano alla fonte, famoso tema iconografico di origine classica, che si ripete quattro volte ai piedi degli apostoli immortalati nei quattro lunettoni di sostegno della cupola. In questo caso e colombe simboleggiano l’universalità del popolo cristiano che si disseta dalla fonte d’acqua viva che è il Salvatore stesso: dall’acqua del battesimo alle gioie della Vita Eterna. Quindi l’acqua è la Parola di Dio che salva dalla Morte nel peccato, in funzione della Vera Vita nell’eternità. Tale discorso trova la sua origine già nell’antico Testamento. Il testo HYMEN HYMENAEE riprende una allocuzione dell’epoca romana. Nell'antica Roma, l'acclamazione (in latino: acclamatio; in greco antico: ἀκτολογία?, aktologhia) era una "manifestazione verbale di gioia, di augurio, di approvazione, accompagnata da clamore e talora da schiamazzo smodato, collettiva o individuale, fatta nelle adunanze pubbliche e private". Imene (greco antico: Ὑμήν), Hymenaios o Hymenaeus, nella religione ellenistica, è un dio delle cerimonie matrimoniali che ispira feste e canti. Almeno a partire dal Rinascimento italiano, l'imene era generalmente rappresentato nell'arte come un giovane che indossava una ghirlanda di fiori e teneva in mano una torcia accesa. Durante l'età romana, le acclamazioni avvenivano solitamente durante l'ascesa al trono e le apparizioni di un imperatore negli spettacoli, il trionfo di un condottiero (tramite l'espressione Io triumphe!), il successo di un oratore (Bene et praeclare!), le cerimonie nuziali (Talassio! O Io Hymen Hymenaee!), da parte dei legionari, del Senato e del collegio dei fratelli Arvali (felicissima! felicissime! te salvo et victore felicissime!) durante la proclamazione e, in segno di approvazione delle proposte, di un nuovo imperatore (omnes, omnes! O placet universis!) Imene appare come un personaggio nella scena finale della commedia pastorale di William Shakespeare Come vi piace, in cui presiede quattro matrimoni unendo otto personaggi, tra cui la protagonista ed eroina dell'opera Rosalind con il suo amato Orlando.