Dea Moneta
login
Banner Finarte 162

Results from 1 to 55 of 55

Lot # 19 - MACEDONIA, FILIPPO II, 359-336 A.C. - STATERE. Emissione: 340-328 a.C.,  D/ testa laureata di Apollo a d.,  R/ auriga su biga a d., tiene il frustino con la destra e le redini con la sinistra. Sotto le zampe dei cavalli una Nike in volo  a d. con corona, Zecca di Pella, Rif. bibl. Le Rider 357;  Metallo: AV, gr. 8,56, Diam.: mm. 18,52. qSPL.Riportiamo di seguito due estratti dall’ “Appendice Peritale al Certificato di Qualità Bolaffi” n. 544 del 13/05/2021” allegata al presente lotto: … Le prime fonti storiche certe relative ai Macedoni partono dal V secolo a.C. e li qualificano come una comunità organizzata su base monarchica, tendente a rapportarsi sempre più con il mondo ellenico sotto l’impulso della dinastia regnante che ne apprezzava il superiore livello di civiltà e di cultura. Nel 359 a.C. un membro di tale dinastia, vissuto a lungo in giovane età nella città greca di Tebe ove aveva sviluppato qualità politiche e militari di alto livello, salì al trono con il nome di Filippo Il. Egli conosceva l'endemico stato di discordia, quando non di conflitto aperto, che agitava perennemente il mondo greco e maturò il disegno di approfittarne per ampliare i confini del suo regno. Perciò dedicò i primi anni a dare ordine e forza militare allo Stato, istituendo il servizio militare obbligatorio e organizzando l'esercito in falangi, le famose falangi macedoni, superate in forza e compattezza solo dalle legioni romane. Conclusa la fase di preparazione, Filippo II iniziò la sua opera di conquista, che nei due decenni successivi lo portò a regnare di fatto sull'intera Grecia, attraverso ripetute campagne militari nelle quali, con consumata abilità politica, non intervenne mai di sua iniziativa, ma solo dopo essere riuscito a suscitare la richiesta ora dell'una, ora dell'altra fazione in lotta. Risalgono a questo periodo le “filippiche” di Demostene, appassionate e veementi orazioni con le quali il politico democratico si rivolgeva agli Ateniesi per metterli in guardia sulle vere intenzioni del re macedone. Il rispetto che Filippo II mostrava di avere verso le istituzioni autonome dei Greci mirava ad ottenerne la fiducia per costruire una grande alleanza destinata a dare l'assalto all'Impero persiano, opera alla quale dedicò gli ultimi anni della sua vita, interrotta tragicamente da un attentato nel 336 a.C.. A lui succedette, all'età di vent'anni, il figlio Alessandro III, che, fin da giovinetto, aveva dato prova di straordinario coraggio e di grande ingegno, stimolato ed arricchito da una serie di illustri precettori, fra i quali il filosofo Aristotele. … … non deve stupire che la monetazione al nome di entrambi i re, Filippo e Alessandro, sia continuata per lungo tempo anche dopo la morte di ciascuno di essi, segnale inequivocabile del fatto che i loro successori non si ritenevano all'altezza di poter proporre il proprio nome sulle monete e, anzi, richiamavano quello di Filippo o di Alessandro per rivendicarne l’eredità politica, vera o presunta che fosse. …PROVENIENZABolaffi, Torino; collezione privata, Roma.NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.
Lot # 22 - IMPERO ROMANO, VESPASIANO, 69-79 D.C. - AUREO. Emissione: 69-70 d.C.,  D/ IMP CAESAR VESPASIANVS AVG, testa laureata a d.  R/ COS ITER TR POT, la Pax seduta a s. con ramoscello di ulivo nella d. e caduceo nella s., Zecca di Roma/Tarraco, Rif. bibl. R.I.C., 1311; Cohen -, Calicò 607;  Metallo: AV, gr. 7,36, Diam.: mm. 19,10. mBB.Riportiamo di seguito due estratti dall’ “Appendice Peritale al Certificato di Qualità Bolaffi” n. 238 del 26/05/2020” allegata al presente lotto: … Poiché Vespasiano fu proclamato Imperatore dal Senato nel 69 d.C., mentre si trovava in Palestina al comando delle truppe che stavano fronteggiando la ribellione degli ebrei, le effigi che compaiono sulle sue prime emissioni monetali sono spesso diverse, e talora anche molto diverse, da quelle successive. Ciò dipende dal fatto che gli incisori dei coni non lo ebbero a disposizione per riprodurne le fattezze reali fino alla tarda primavera del 70 d.C. e inoltre, poiché Vespasiano aveva trascorso gran parte della sua carriera militare fuori Roma, il suo volto non era pubblicamente noto in città. Spesso quindi, sulle sue prime emissioni,  Vespasiano sembra somigliare a Vitellio o addirittura a Galba, modelli che gli incisori avevano a disposizione. Non è il caso di questo esemplare, nel quale l'effigie di Vespasiano comincia ad avere tratti suoi specifici, molto simili a quelli che compaiono sulle monete emesse negli anni successivi. Dal commento del rovescio risulta che la moneta è databile alla prima metà del 70 d.C., ma l'effigie che compare al diritto consente di supporre che il periodo di emissione possa addirittura essere ristretto ai soli mesi di maggio e giugno, dopo l’arrivo di Vespasiano a Roma. … … Dalla legenda si apprende che al momenro di coniazione di questa moneta Vespasiano si trovava nel suo secondo Consolato, che gli fu attribuito nel 70 d.C. dopo una prima attribuzione avvenuta nell'ormai lontano 51 d.C., e nel suo primo Tribunato della Plebe, che riguarda invece il periodo 1° luglio 69 - 30 giugno 70 d. C., come attestano in entrambi i casi le fonti storiche. Ciò significa che la moneta è sicuramenre databile al primo semestre del 70 d.C., ma le caratteristiche del ritratto di Vespasiano autorizzano a indicare una datazione ancora più precisa, limitata ai mesi di maggio e giugno del 70 d.C. come meglio spiegato nel commento del diritto. Per quanto riguarda la raffigurazione, essa rappresenta la Pax secondo i canoni della tradizione romana. che prevedevano una figura femminile seduta, come in questo caso, o stante, associata a vari attributi, fra i quali in particolare il ramo d'ulivo, che è un simbolo di pace anche ai nostri giorni. Il caduceo, attributo tipico di Mercurio, nella tradizione romana la divinità che proteggeva i mercanti, simboleggia i benefici che la pace apporta alle attività commerciali. Sebbene nella concezione romana la guerra fosse la condizione normale dell’esistenza, la pace era tenuta in grande considerazione, in quanto percepita come premio per la guerra, ovviamente sempre vittoriosa, e dono degli dei. Perciò essa compare con una certa frequenza sui rovesci delle monete romane, in forme varie, ma con una caratteristica comune: la genericità del suo significato. A differenza della Victoria, spesso accompagnata da epiteti nella legenda o da raffigurazioni, che specificano bene quale sia stato il popolo vinto, la Pax non è mai collegata alla particolare guerra di cui rappresenta la conclusione: ciò deriva dal fatto che Roma non trattava mai la pace col nemico vinto, semplicemente la concedeva a condizioni standard, uguali per tutti i popoli. … PROVENIENZABolaffi, Torino; collezione privata, Roma.NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.
Lot # 23 - IMPERO ROMANO, ADRIANO, 117-138 D.C. - AUREO. Emissione: 119-122 d.C., D/ IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG, testa laureata a d., R/ PM TR P COS III, Ercole con clava nella d., e pomi nella s., stante di fronte, volto leggermente a d., all'interno di un tempio distilo. In basso sdraiata a s. la personificazione di un Fiume, Rif. Bibl. R.I.C. 56/R2; Cohen 1083/Fr.150; Calicò 1320; BMC III n. 98 in nota come variante; Metallo: AV, gr. 7,37, Diam.: mm. 19. mBB.Riportiamo di seguito un estratto dalla perizia di Umberto Moruzzi n. 9361 in data Roma, 22/11/2022, allegata al presente lotto: … La moneta è estremamente rara, non essendo presente nei medaglieri delle principali raccolte italiane ed europee. Il riferimento tipologico si deve al Cohen, che lo cita al n. 1083, e si riferisce ad un esemplare presente in una collezione privata di Jean-Baptiste Jules Charvet (1824-1882). Un esemplare simile è conservato presso il Museo Nazionale Romano, proveniente dalla Collezione Gnecchi; in realtà sembrerebbe trattarsi piuttosto del tipo annoverato dal Cohen al n. 1084, che sostanzialmente differisce per la presenza ulteriore al rovescio di due figure femminili, che accompagnano Ercole. La pubblicazione di riferimento sopra citata, The Roman Aurei Catalogue, di X. Calicò E., Barcellona 2003, riporta esclusivamente l’immagine di questo esemplare. Nelle aste internazionali degli ultimi ventidue anni compare questa moneta nelle vendite sopracitate e un altro esemplare, venduto da Stack's Bowers Galleries January 2013 N.Y.I.N.C. n. 5014. in conservazione nettamente inferiore, ma certamente battuto dagli stessi conii. La tipologia del rovescio di questa rara moneta sembra avere un personale riferimento, l’Ercole di Gades, patrono della Spagna, la provincia in cui le famiglie di Traiano e Adriano si erano stabilite generazioni prima. La madre, Domizia Paulina, proveniva proprio da Gades, una città ricca, che era certamente la città più antica della Spagna e da molti considerata il più antico insediamento fenicio dell'ovest. Sebbene il significato preciso del tipo non sia noto, potrebbe far riferimento alla dedica di un tempio di Ercole di Gades sulle rive del Tevere. Sono tre i tipi principali che ricordano questo evento: il tipo qui illustrato, un altro simile, ma con Ercole accompagnato da due ninfe, e un terzo raffigurante Ercole in piedi accanto al dio fluviale Tevere e alla prua di una nave. Quest'ultimo tipo reca l'iscrizione supplementare HERC GADIT, che sembra offrire la prova decisiva, che la serie si riferisce specificamente a Ercole di Gades. … La moneta offerta in questo lotto è stata dichiarata reperto archeologico di interesse culturale particolarmente importante ex artt. 10, c. 4, lett. b) e 13 del D.Lgs. 42/2004, come da Decreto della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale del Piemonte n. 195 del 12/10/2018.PROVENIENZACollezione Conte Alessandro Magnaguti, Mantova; Santamaria P. & P., EX NVMMIS HISTORIA - Collezione Conte Alessandro Magnaguti, Vol. III, Monete romane di Traiano e Adriano e le loro famiglie, Roma, 26-28/6/1950, n. 189; Numismatica Ars Classica 25, Zurich, 25/6/2003, n. 451; Triton VII, New York, 13-14/1/2004, n. 923; Gorny & Mosch 236, München, 7/3/2016, n. 448; Collezione privata italiana. NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.
Lot # 24 - IMPERO ROMANO, ADRIANO, 117-138 D.C. - AUREO. Emissione: 125-128 d.C.,  D/ HADRIANVS AVGVSTVS, testa laureata a d., con tracce di paludamento sulla spalla s.,  R/ COS III, Adriano a cavallo a d. con lancia nella d., Zecca di Roma, Rif. bibl. R.I.C., 187d; Cohen, 414/Fr.40; Calicò, 1224;  Metallo: AV, gr. 7,12, Diam.: mm. 20,24. BBRiportiamo di seguito un estratto dall’ “Appendice Peritale al Certificato di Qualità Bolaffi” n. 248 del 07/03/2018” allegata al presente lotto: … La legenda comunica solo che Adriano, al momento della coniazione di questa moneta, aveva ricevuto la carica di console per tre volte; da ciò non si ricava alcuna indicazione precisa per la datazione dell’ emissione, poiché il consolato fu attribuito ad Adriano per la terza e ultima volta nel 119 d. C. e quindi la data della coniazione sarebbe compatibile con tutto il periodo che va da quell'anno al 138 d.C., data della sua morte. Tuttavia l'analisi dei ritratti monetali dell’ Imperatore indica che questa tipologia di ritratto è posteriore al 125 d.C., data del suo ritorno da un viaggio di quattro anni nelle province dell’Impero, mentre il titolo onorifico di Padre della Patria, assente dalla legenda, fu da lui accettato nel 128 d.C. e compare nella monetazione successiva. Di conseguenza la coniazione di questa moneta può essere fatta risalire all'intervallo fra le due date indicate.  Quanto alla raffigurazione, si può solo osservare che in essa Adriano compare in atteggiamento guerriero, come se fosse all'assalto di un nemico, cosa che non trova riscontro nei motivi, del tutto pacifici, che lo spinsero ad affrontare il viaggio di quattro anni di cui si è detto in precedenza. L’ apparente contraddizione si spiega con il fatto che per i romani la guerra era la condizione normale dell' esistenza e dunque, se si doveva rappresentare l’ imperatore in viaggio, non lo si poteva che rappresentare come un comandante militare alla testa della sue truppe. … PROVENIENZABolaffi, Torino; collezione privata, Roma.NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.
Lot # 25 - IMPERO ROMANO, COSTANTINO, 330-337 D.C. - SOLIDO. Emissione:  317-319 d.C.,  D/ CONSTANTINVS P F AVG, Testa diademata a d.,  R/ CONSVL P P PROCONSVL, IS NT, ANT, Zecca di Antiochia, Rif. bibl. R.I.C. 22;  Metallo: AV, gr. 5,28, Diam.: mm. 20,10. mBB.Riportiamo di seguito un estratto dall’ “Appendice Peritale al Certificato di Qualità Bolaffi” n. 434 del 05/05/2021” allegata al presente lotto: … Le raffigurazioni imperiali sulle monete di questo periodo, in particolare per quanto riguarda le zecche orientali, si riallacciano all’ espressionismo tipico delle arti figurative dell’ellenismo romano, nel quale prevalgono la grandiosità e I’effetto scenografico. Sono raffigurazioni generalmente poco in rilievo rispetto al fondo, in netta discontinuità con la ritrattistica imperiale degli anni precedenti, caratterizzata dalla presenza degli abiti militari e dall’ aspetto marziale dei busti. Tuttavia, nonostante si tratti di figure realizzate con l'enfasi massima possibile, esse si attengono ai canoni inaugurati da Diocleziano, che miravano a spersonalizzarle, privandole in gran parte dei tratti caratteristici di ognuna di esse, in linea con il profondo mutamento da lui impresso alla figura del 'imperatore, che da personaggio reale, primus inter pares e uomo fra uomini, era divenuto un semidio, chiuso nei suoi inaccessibili palazzi dorati, una sorta di elemento di raccordo fra gli uomini e gli dei. Perciò le emissioni successive alla riforma costituzionale che introdusse la Tetrarchia presentano effigi imperiali che sono un’ espressione del potere, più che non un ritratto del singolo imperatore, e sono caratterizzate da tratti impersonali di grande ieraticità, tali per cui, ad esempio, Costantino e Licinio non sono fra loro distinguibili al primo sguardo. Per quanto riguarda in particolare questa effigie di Costantino, ne risulta un ritratto massiccio, possente e ipertrofico, come dimostrano le dimensioni del collo che, per quanto potesse essere taurino nella realtà, appaiono assolutamente sproporzionate rispetto alle dimensioni della testa. L’enfasi sulla figura dell'Imperatore è ulteriormente accentuata dal fatto che il suo nome, nonostante la lunghezza,  è l’unica parola non abbreviata della legenda, relativamente alla quale, può essere interessante rilevare anche la presenza degli appellativi Pivs e Felix, poiché entrambi sono caricati di un significato più ampio rispetto alle corrispondenti parole italiane. Pivs indica infatti una persona religiosa e devota, ma anche onesta, benigna e clemente. Tale appellativo, attribuito per primo ad Antonino Pio e divenuto parte integrante del suo nome, era molto ambito dagli Imperatori successivi perché ne richiamava il modello di comportamento, universalmente apprezzato. Il secondo nome, Felix, indica una persona felice perché gode del favore divino. Proprio a partire da Costantino, che liberalizzò il culto cristiano, i due appellativi acquisirono un significato sempre più coerente con la nuova religione: pio iniziò a indicare una persona devota, che sente e mostra una profonda partecipazione alle cerimonie rituali, e felice assunse il significato di colui che non è turbato da dolori o preoccupazioni perché gode cristianamente dello stato di grazia. …PROVENIENZABolaffi, Torino; collezione privata, Roma.NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.
Lot # 26 - IMPERO ROMANO, TEODOSIO I, 379-395 D.C. - SOLIDO. Emissione: 378-383 d.C.,  D/ D N THEODOSIVS P F AVG, Busto diademato con paludamento e corazza a d.,  R/ CONCORDIA AVGGGI, CONOB, Costantinopoli galeata seduta di fronte su di un alto trono, volta a d., tiene lo scettro nella d. ed il globo nella s., Zecca di Costantinopoli, Rif. bibl. R.I.C., 43b/R2; Cohen, 7/Fr.20;  Metallo: AV, gr. 4,45, Diam.: mm. 20,94. SPL.Riportiamo di seguito un estratto dall’ “Appendice Peritale al Certificato di Qualità Bolaffi” n. 539 del 21/09/2020” allegata al presente lotto: … Nella Roma antica la Concordia fra i corpi sociali e le istituzioni civili e militari dello Stato era uno dei valori principali: alla Concordia deificata furono dedicati templi, il più importante dei quali sorgeva sul Campidoglio e spesso, non a caso, il Senato vi teneva le sue adunanze. Tuttavia questo rovescio non intende solo celebrare la Concordia come valore di carattere generale, bensì anche la specifica concordia fra i tre Augusti coreggenti dell’ epoca, Graziano, Valentiniano II e Teodosio (vedi la tripla G nella legenda). Oltre che per la motivazione “ufficiale”, non si può escludere che, come più volte accaduto anche per emissioni di periodi precedenti, il richiamo alla concordia fra gli Augusti costituisse una forma di propaganda, finalizzata a smentire voci contrarie, che spesso tuttavia corrispondevano alla realtà dei fatti. …PROVENIENZABolaffi, Torino; collezione privata, Roma.NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.
Lot # 28 - IMPERO BIZANTINO, COSTANTINO V E LEONE IV, 775-780 D.C. - SOLIDO. Emissione: , 775-780 d.C.,  D/ Leone IV e Costantino VI seduti frontalmente,  R/ Busti frontali di Leone III e Costantino V, Zecca di Costantinopoli, Rif. bibl. Sear, 1583; D.O., 1;  Metallo: AV, gr. 4,38, Diam.: mm. 21,17. qSPL.Riportiamo di seguito un estratto dall’ “Appendice Peritale al Certificato di Qualità Bolaffi” n. 1.511 del 06/12/2016” allegata al presente lotto: … Leone IV, figlio di Costantino V e della sua prima moglie Irene, regnò per soli cinque anni, dal 775 al 780, e si distinse sul piano militare per alcune campagne vittoriose contro gli Arabi, che avevano ripreso a invadere dalla Siria il territorio dell'Impero. Sul piano interno la sua azione fu ancora condizionata dalla parte terminale delle dispute sull'iconoclastia, della quale egli fu tiepido sostenitore, in contrasto con la moglie,  un’altra Irene ma di origine ateniese, che invece era fortemente contraria.  Essendo morto per una febbre improvvisa, si diffuse la voce che Leone IV fosse stato avvelenato dalla moglie, desiderosa di esercitare da sola il potere come reggente del figlio Costantino VI, che, alla morte del padre,  aveva solo 9 anni. La voce non ha trovato riscontri, ma è certo che, con l'avvento di Irene al potere, iniziò un periodo di congiure di palazzo delle quali le vittime più illustri furono prima Costantino VI, deposto e fatto accecare dalla madre, e poi la stessa Irene, che fu spodestata dal suo “ministro” delle finanze, autoproclamatosi Imperatore con il nome di Niceforo I. …PROVENIENZABolaffi, Torino; collezione privata, Roma.NOTEQuesto lotto non può essere esportato dall'Italia.

Results from 1 to 55 of 55