Dea Moneta
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Lot # 657 - Alvignano. Nicola di Monforte (1461-1463). Denaro tornese. D/ Castello. R/ Croce patente. CNI -; MIR (Italia merid.) 1; Gamb. III -; D'Andrea-Andreani-Bozza, "Le monete del Molise" n.10, pag. 196. D'Andrea, "Le monete della Campania" vol. I, n.1 pag. 36. MI. 0.82 g. 18.00 mm. RRRR. Della più esimia rarita. Patina verde. BB+. La circolazione del denaro tornese nell'italia meridionale è confermata da svariati documenti dell'epoca. Essi spiegano il successo di questa moneta di origine francese per via della sua buona lega rispetto alle svilite monete locali quali i denari federiciani. Anche successivamente sotto Carlo d'Angiò si limitava la circolazione di moneta straniera prevedendo una pena di 12 once d'oro per i trasgressori e addirittura il marchio sulla fronte della moneta proibita per chi non avesse avuto la possibilità di pagarla. Nonostante queste limitazioni, il denaro tornese è presente nella circolazione monetaria del meridione anche per il suo legame con i possedimenti nell'oriente latino. Grazie a questo tornese che reca chiaramente la scritta ALBAGNI CI(vitas) è possibile ipotizzare che anche la piccola cittadina di Alvignano, oggi in provincia di Caserta, abbia emesso moneta durante la congiura dei baroni. In questo periodo il conte di Campobasso, Nicola II di Monforte e suo cognato Giacomo Montagano, si ribellarono a Re Ferdinando I d'Aragona ed appoggiarono l'intervento di Giovanni d'Angiò quale pretendente al trono di del Regno di Napoli, decidendo arbitrariamente di aprire una zecca di fortuna in questa cittadina. Come per la zecca di Campobasso e Limosano, anche in questo caso si giustificherebbe la presenza della zecca per la necessità di coniare monete per il pagamento delle truppe.
Lot # 675 - Cassibile. Ibn Al Thumna (1052-1062). Tarì imitativo al tipo di Ruggero I per Palermo. D/ Rappresentazione geometrica; alle estremità, legenda pseudo cufica. R/ Rappresentazione geometrica; alle estremità, legenda pseudo cufica. Cf. Sp. 41 ; Cf. Travaini 1995, 42; Cf. D'Andrea-Contreras (Normans) 71. EL. 1.19 g. 15.00 mm. RR. Di grande interesse e rarità Bel BB. Nativo probabilmente di Siracusa, Ibn Al Thumna fu esponente della nobiltà araba cittadina, e ne assunse la signoria. Divenuto il più potente emiro di Sicilia, verso il 1050 durante la guerra civile tra gli emiri dell'isola, sconfisse e uccise in battaglia Ibn al-Maklātī, qāʾid di Catania, del quale sposò in seguito la vedova, usurpando il dominio sulla città etnea. Entrò in contrasto con il cognato Ibn al-Ḥawwās, signore di Castrogiovanni, città che tentò di attaccare venendo sconfitto dalle milizie avversarie. A fine febbraio del 1061 si recò a Mileto da Ruggero d'Altavilla, al quale giurò e promise l'appoggio militare nell'impresa contro i musulmani in Sicilia. Per validare la promessa diede in pegno uno dei suoi figli. Il primo tentativo normanno fallì, mentre Ibn al-Thumna dovette asserragliarsi a Catania ma, pochi mesi dopo, i Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo presero Messina e, unite le loro forze a quelle di Ibn al-Thumna, sconfissero Ibn al-Ḥawwās dopo aver assediato Castrogiovanni per un mese. L'anno successivo, il 1062, Ibn al-Thumna, arrivò assieme ai guerrieri normanni nei pressi di Entella ma cadde nella trappola tesagli da un gruppo di terrazzani arabi che, dopo averlo attirato con il pretesto di voler avviare una trattativa di pace, si vendicarono per il tradimento assassinandolo. L'attribuzione di questa emissione alla zecca di Cassibile si fonda sul primo ritrovamento e sullo studio di Balog su queste monete "grezze"per lega e caratteristiche. L'attribuzione però è tutt'oggi discussa salvo il convenire sul fatto che queste tipologie vennero emesse in un periodo di necessità da parte di zecche di fortuna o militari al fine di fare fronte alla liberazione in Sicilia dagli arabi durante l'epoca di Ruggero I.