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Lot # 728 - MEDAGLIE ITALIANE – CROCE DA CAVALIERE ORDINE MERITO – REPUBBLICA ITALIANA (DAL 1946) – TIPOLOGIA 1951/2001. Croce da cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nella versione assegnata nel periodo 1951-2001. L'Ordine al merito della Repubblica italiana (spesso abbreviato OMRI) è il più alto degli ordini della Repubblica italiana. I colori dell'ordine sono il verde e il rosso. Il presidente della Repubblica italiana è il capo dell'ordine, retto da un consiglio composto di un cancelliere e sedici membri. La cancelleria dell'ordine ha sede a Roma. Il cancelliere attuale è il generale di Squadra Aerea Roberto Corsini. Istituito con la legge 3 marzo 1951, n. 178 e reso operativo nel 1952, l'Ordine al merito della Repubblica nacque con lo scopo di «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell'economia e nell'impegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari». Il Presidente della Repubblica può conferire l'onorificenza, di propria iniziativa, per «benemerenze di segnalato rilievo nel campo delle attività sopra indicate e per ragioni di cortesia internazionale». Dal 30 marzo 2001 sono in vigore le nuove decorazioni per le varie classi di onorificenze. L'ordine è suddiviso nei seguenti gradi onorifici: cavaliere di gran croce decorato di gran cordone; cavaliere di gran croce; grande ufficiale; commendatore; ufficiale; cavaliere, detto anche cavaliere della Repubblica (come in questo caso).Al dritto e al rovescio croce latina con smalti bianchi, con stella bronzea a cinque punte al centro, nei quattro angoli quattro aquila ad ali aperte, sopra una corona turrita con smalti bianchi, rossi e versi, nastro verde con filetti rossi ai lati. Realizzata in bronzo (AE) e smalti policromi (46x62mm ca., 18.6g.). Conservazione SPL/FDC. In astuccio d’epoca della ditta Cravanzola succ. Giardino di Roma.
Lot # 750 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – DANTE ALIGHIERI – PRIORATO – FIRENZE. Medaglia, con appiccagnolo ed anello, emessa nel 1900, per ricordare il sesto centenario del Priorato. Al dritto busto di Dante Alighieri con cappuccio e guarnaccia e scritta DANTE ALIGHIERI, sotto il taglio del busto L. GIORGI, intorno circolarmente fronde di foglie. Al rovescio centralmente giglio fiorentino intorno scritta SESTO CENTENARIO DEL PRIORATO XV GIUGNO MCM intorno circolarmente fronde di foglie. Realizzata bimetallica in bronzo (AE) e Argento (AG) (?) e smalti blu, (Ø 35.6mm, 19.5g.). Opus Luigi Giorgi. Medaglia non censita nei repertori da noi consultati. Conservazione BB. Nel luglio del 1300 Dante visse pienamente il suo incarico di Priore della città di Firenze. Si trattava del massimo riconoscimento politico-giuridico del tempo, utile ad ambire alla guida del Comune fiorentino. Venne eletto il 13 giugno del 1300 insieme a Goffo di Guido, Nello d’Arrighetto Doni, Ricco Falconetti, Bindo di Donato Bilenchi e Neri di Iacopo del Giudice. Non appena insediati i nuovi Priori dovettero subito affrontare una questione assai spinosa. Del resto, l’Alighieri farà risalire il suo esilio e i suoi patimenti alle decisioni assunte nel corso del suo priorato. “Tutti li mali e l’inconvenienti miei dalli infausti comizi del mio priorato abbono cagione e principio”, come avrebbe affermato lo stesso Dante in una lettera trascritta da Leonardo Bruni. Prima del loro insediamento era stata emessa una sentenza contro tre congiurati i quali, in accordo con papa Bonifacio VIII, avevano tramato contro Firenze e la sua autonomia politica. I nuovi Priori dovettero dare esecuzione alla condanna: Dante, dunque, assieme ai suoi colleghi condannò Noffo di Quintavalle, ser Cambio da Sesto e Simone di Gerardo ad una multa di duemila lire, nonché al taglio della lingua. L’uso della amputazione di parti del corpo (dita, mani, piedi, lingua, naso, orecchie) trova le sue origini medievali nel diritto germanico: il taglio della lingua veniva utilizzato soprattutto contro i crimini legati alla diffamazione, lo spergiuro e la blasfemia. Tale sottoscrizione attivò l’ira del Papa contro i Priori, Dante incluso. C’è da dire che il bimestre di priorato dell’Alighieri fu uno dei più problematici della storia di Firenze. Il poeta firmò (e forse addirittura propose) anche il confino per otto capi di Parte Nera, e Sette di Parte Bianca, tra cui, il suo amico Guido Cavalcanti. Il provvedimento fu motivato da gravi incidenti scoppiati alla vigilia di san Giovanni, quando alcuni Magnati insultarono e malmenarono i Consoli delle Arti: la punizione doveva perciò essere esemplare con l’obiettivo di ripristinare l’ordine. Dante non poteva però immaginare che i Neri, con la complicità di Bonifacio VIII, Matteo d’Acquasparta e Carlo di Valois, avrebbero preso il potere di lì a poco, decretando così la rovina di molti guelfi Bianchi nonché l’esilio dell’Alighieri.
Lot # 751 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – FLORIO – RUBATTINO – GENOVA. Medaglia senza data, con attacco a cambretta, con scritta THE GREENDUCK CO. CHICAGO, ricordo di viaggio. Al dritto scritta NAVIGAZIONE GENERALE ITALIANA - SOCIETÀ RIUNITE FLORIO & RUBATTINO, una nave da crociera che naviga verso d. (probabilmente è il transatlantico DUILIO) e sotto RICORDO DI VIAGGIO. Al rovescio logo della società. Sottoscritta THE GREENDUCK CO. CHICAGO. Realizzata in bronzo (AE) (g 16,67 - Ø 38x45 mm). Conservazione BB. La Navigazione Generale Italiana è stata una compagnia di navigazione costituita nel 1881 dalla fusione della compagnia Flotte Riunite Florio di Palermo e della Compagnia Rubattino di Genova, assorbita nel 1932 da Italia Flotte Riunite. L'idea di creare un'unica compagnia di navigazione italiana fondendo quelle esistenti, per contrastare la concorrenza straniera, risaliva all'indomani dell'Unità d'Italia. Nel 1873, al fine di risolvere la situazione debitoria della Rubattino, le banche iniziarono a proporre la fusione fra le due maggiori compagnie di navigazione italiane, la Rubattino e la Florio. All'inizio degli anni Ottanta dell'Ottocento la situazione debitoria della compagnia di Rubattino rimaneva irrisolta. Sul fatto che si dovesse procedere alla fusione della compagnia con la Flotta di Ignazio Florio erano d'accordo sia i due armatori interessati, sia i banchieri che ne curavano gli interessi, Carlo Bombrini della Banca Nazionale e Domenico Balduino del Credito Mobiliare: si trattava di stabilire le modalità della fusione e soprattutto la composizione della nuova compagnia. La prima mossa necessaria, quella a cui Rubattino si era sempre opposto, fu la trasformazione nel 1880 della sua compagnia da società in accomandita semplice a società in accomandita per azioni. Il capitale fu sottoscritto per il 42% da investitori lombardi e veneti guidati dalla Banca Generale, per il 25% da banchieri svizzeri, per il 10% da azionisti torinesi, per il 9% da Rubattino, per il 6% da altri soggetti genovesi, per il 5% dal Credito Mobiliare. Finalmente, il 4 settembre 1881 fu costituita a Genova la Navigazione Generale Italiana (Società riunite Florio e Rubattino). Le 100.000 azioni rappresentanti il capitale sociale di circa cinquanta milioni di lire furono attribuite per il 40% ai precedenti soci della compagnia Florio o a soggetti designati dai Florio e per il 40% ai precedenti soci della compagnia Rubattino o a soggetti designati da Raffaele Rubattino, mentre il restante 20% andò alla Società Generale di Credito Mobiliare, in breve detta Credito mobiliare, che aveva patrocinato la fusione e che avrebbe fornito e guidato appoggi finanziari per lo sviluppo della flotta, sia diretti, sia tramite collocamento in Borsa dei titoli. Al Credito Mobiliare, si affiancavano nei finanziamenti e nelle operazioni in Borsa altre banche e banchieri privati: a Roma la Banca Generale; a Torino la casa U.Geisser; a Genova Rodolfo Hofer (svizzero, marito di una cugina di Rubattino e suo erede) e la Banca di Genova; a Milano Achille Villa, Burocco Casanova, G.Crespi & C., Zaccaria Pisa; a Venezia la Banca Veneta di Depositi e Conti Correnti. La sede fu fissata inizialmente a Palermo e successivamente spostata a Roma, mentre Genova e Palermo erano i compartimenti operativi. Coi suoi 83 piroscafi (subito passati ad oltre 100), la Navigazione generale italiana si presentava come il più grande complesso armatoriale mai sorto in Italia. La "Società Italiana di Trasporti Marittimi Raggio & Co."era stata fondata a Genova nel 1882 da Carlo, Edilio ed Armando Raggio per un collegamento sia merci che passeggeri tra l'Italia e il Sud America, mentre la "Società Rocco Piaggio & Figli" costituita a Genova nel 1870 collegava Genova con Montevideo e Buenos Aires attraverso le Canarie e a partire dal 1883 dopo avere raggiunto un accordo con la "Società Italiana di Trasporti Marittimi Raggio & Co." aveva istituito un collegamento tra Genova e Napoli con il Río de la Plata. Dopo la caduta del Credito Mobiliare e della Banca Generale, dalla metà degli anni Novanta il loro preminente ruolo di appoggio finanziario e borsistico venne assunto dalla Banca Commerciale Italiana e da altre banche; tra le case bancarie fondatrici, continuò ad avere un ruolo sulla importante piazza borsistica milanese la Banca Zaccaria Pisa. A partire dal 1901 la N.G.I. assunse il controllo della società "La Veloce", una compagnia di navigazione fondata nel 1884 che svolgeva il suo servizio tra l'Italia e il Sud America, che nel 1924 dopo essere stata del tutto assorbita da "Navigazione Generale Italiana" venne posta in liquidazione. Nel 1906 viene acquisita "Italia Società di Navigazione a Vapore" una compagnia di navigazione fondata a Genova nel 1899 che effettuava servizi verso il Sud America e che nel 1917 sarebbe stata assorbita in una nuova compagnia denominata "Transoceanica Società Italiana di Navigazione". Il 13 giugno 1910 con l'approvazione della legge sulle convenzioni marittime viene costituita la Società Nazionale dei Servizi Marittimi cui vengono affidati quasi tutti i servizi convenzionati e a cui la N.G.I. cede gran parte della sua flotta cessando di gestire la rete di collegamenti sovvenzionati nel Mediterraneo, lasciando interamente questo settore di traffico alla neo costituita Società Nazionale Servizi Marittimi e concentrando i suoi interessi sulle rotte verso le Americhe e mantenendo in linea solamente 19 navi. Nella stessa fase i Florio perdono il ruolo di guida della N.G.I. e aumenta il ruolo della Banca Commerciale Italiana. Nel 1910 la Navigazione Generale Italiana acquisisce una partecipazione nel controllo di Lloyd Italiano, una compagnia di navigazione fondata a Genova nel 1904 da Erasmo Piaggio che svolgeva i suoi collegamenti con il Nord e il Sud America che nel 1918 sarebbe stata completamente assorbita. Nel 1917 in seguito all'acquisizione della compagnia di navigazione Sicula Americana, venne fondata la "Transoceanica Società Italiana di Navigazione", la cui flotta nel 1921 venne assorbita, insieme alla flotta di "Società Commerciale Italiana di Navigazione", dalla "Navigazione Generale Italiana". Nel 1924 fu completata a Genova in piazza De Ferrari una nuova sede sociale, nota come "Palazzo della Navigazione", oggi Palazzo della Regione Liguria. Tra il 1926 e il 1928 furono varate e fatte entrare in servizio la nave Virgilio, l'Augustus, la Roma e l'Orazio (che però ebbe un grave incidente nel 1940 e affondò) per potenziare la rotta per le Americhe. Quando le maggiori banche vennero assorbite dall'IRI cambiarono anche gli assetti della N.G.I., e nel 1932 la società, insieme alla Lloyd Sabaudo e alla Cosulich finì nel calderone della nuova società Italia Flotte Riunite. Vennero nel frattempo commissionati il transatlantico Rex (il più grande mai costruito fino a quel momento) e il Conte di Savoia all'inizio degli anni '30, entrati in servizio nel 1932 (già con la nuova società Italia Flotte Riunite costituita). Al momento della fusione le due imprese Florio e Rubattino, oltre ad operare nel Mediterraneo, erano interessate nei traffici commerciali in due diverse aree geografiche, con la Florio che operava lungo le tratte verso gli Stati Uniti e il Canada, mentre la Rubattino gestiva una serie di collegamenti marittimi tra l'Italia e i porti dell'India e dell'Estremo Oriente attraverso il canale di Suez. Specificamente, la Florio eserciva dal 1877 la linea Marsiglia-Palermo-New York, mentre Rubattino gestiva la linea dell'Oceano Indiano, che faceva scalo a Porto Said-Aden-Bombay-Calcutta-Colombo-Point-de-Galle-Penang-Singapore-Batavia. La nuova società oltre ad esercitare i servizi marittimi dalle due imprese precedenti, ampliò le sue attività a partire dal 1884 con collegamenti verso il Sud America e per potenziare questo nuovo servizio nel 1885 la società acquisì le navi della "Società Italiana Trasporti Marittimi Raggio & Co." e della "Società Rocco Piaggio & Figli.
Lot # 752 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA - VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – GABRIELE D’ANNUNZIO – MONTE SABOTINO - GORIZIA – FRIULI VENEZIA GIULIA – WW1. Medaglia emessa dallo stabilimento Stefano Johnson per ricordare l’impresa della 45° Divisione sul Monte Sabotino il 6 agosto 1916, al verso è riportato un brano di Gabriele D’Annunzio. Al dritto busto di figura femminile in volo verso d. sul Monte Sabotino regge una spada e ramo di quercia sotto SABOTINO 45° DIVISIONE VI AGOSTO MCMXVI in basso a d. G. ROMAGNOLI. Al rovescio entro festone di quercia avvolto da nastro ITALIA FV COME L’ALA CHE NON LASCIA IMPRONTE IL PRIMO GRIDO AVEA GIA’ PRESO IL MONTE. Opus Giuseppe Romagnoli. Realizzata in bronzo (AE) (Ø 30.6mm, 11.3g.). Riferimenti Pialorsi-Faverzani nr. 135f. Conservazione BB. Il rovescio della medaglia fu consigliato da Gabriele D’Annunzio a Giuseppe Romagnoli. Dopo la vittoria del Sabotino, la 45a Divisione si distinse sull’orlo settentrionale dell’altipiano carsico nel corso della 9a battaglia dell’Isonzo. Il 1 novembre 1916 truppe appartenenti alla divisione conquistarono i monti Veliki e Pecinka, mentre il giorno successivo s’impadronirono anche del dosso Faiti. G. D’Annunzio partecipò a quest’ultimo attacco assieme al capitano Giovanni Randaccio cui aveva consegnato la bandiera tricolore che aveva portato con sé e che glie era particolarmente cara, bandiera che il Randaccio dispiegò quando andarono all’attacco delle linee nemiche. Entrambi, causa lo scoppio di una granata, vennero colpiti e feriti dalle schegge delle pietre. Nella successiva battaglia dell’Isonzo, la 45a divisione avanzò da Monfalcone al Timavo e raggiunse, il 26 maggio 1917, San Giovanni di Duino. In questo combattimento caddé eroicamente il maggiore Giovanni Randaccio che spirò tra le braccia di D’Annunzio.
Lot # 754 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – MILANO. Ciondolo portativo, con appiccagnolo ed anello, emessa per ricordare il Comune di Milano. Al dritto stemma coronato con Croce Rossa su fiondo bianco. Al rovescio scudo coronato con biscione visconteo. Conservazione BB. Realizzata in ottone (AE) (34x17mm, 11.4gr.).. L’origine dello stemma della città di Milano è dovuto ai crociati, e precisamente all’impresa compiuta dai crociati lombardi guidati da Giovanni da Rho, il quale alzò, durante la prima crociata, sulle mura di Gerusalemme questo stemma, sostituendo quello con la mezzaluna. La croce rossa rappresenta l’emblema che portavano i crociati, mentre il bianco significa la veste bianca degli stessi. Il fatto che la croce rossa tragga la sua origine dall’emblema dei crociati, è testimoniato anche dalla considerazione che altre città lo adottarono nello stesso periodo. Sulla Loggia degli Osii, in centro città, si può vedere lo stendardo di Milano a forma di scudo crociato. Se ci si reca nella chiesa di San Gottardo in Corte, sita in via Pecorari, dietro Palazzo Reale, sull’arca di Azzone Visconti era raffigurato Sant’Ambrogio portante il vessillo bianco con la croce rossa. In seguito, sotto il dominio dei Visconti, lo stemma fu sostituito dal “Biscione”. Lo stemma è di tipo sannitico, d’argento alla croce di rosso, cimato di corona turrita. Ricordo che il colore bianco testimonia l’argento. Con la Rivoluzione francese tutti gli stemmi furono aboliti, poi arrivò Napoleone il quale li ripristinò, e così il 9 gennaio 1813 Milano riebbe il suo stemma, anche se in parte modificato, dovuto alla megalomania del Corso. Nel 1816 l’imperatore d’Austria apportò un’ulteriore modifica. Con la venuta del Regno d’Italia, 1860, ecco altre lievi modifiche, così come con l’avvento del fascismo fu incluso il “fascio littorio”, che con Decreto Luogotenenziale del dicembre 1944 fu abrogato. Finalmente, terminato il periodo bellico, la città decise il suo stemma così come oggi lo vediamo.
Lot # 760 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – TARAS – TARANTO – MARINA MILITARE. Medaglia portativa, con appiccagnolo ed anello, emessa per ricordare il varo del Regio Esploratore Taranto. Al dritto l’eroe eponimo Taras (figlio di Nettuno) su un delfino con tridente e Kantharos, in basso piccolo delfino, intorno lettere in greco antico. Al rovescio il Regio Incrociatore Taranto che esce dal porto di Taranto in alto R. ESPLORATORE TARANTO. Realizzata in bronzo (AE) (Ø 27.8mm, 10.3gr).. Conservazione BB. Il Regio Incrociatore Taranto, proveniente dalla Kaiserliche Marine al termine della prima guerra mondiale, fu incluso nelle navi che spettavano all'Italia come prede belliche e fu preso in consegna dalla Regia Marina nel porto di Cherbourg il 20 luglio 1920. Era stato costruito nell'Arsenale di Wilhelmshaven dove impostato nel 1910 era stato varato il 24 agosto 1911 con il nome SMS Straßburg e insieme ad altre tre unità costituiva la classe Magdeburg, una classe di incrociatori leggeri due dei quali, l'SMS Magdeburg e l'SMS Breslau furono perduti nel corso della prima guerra mondiale, mentre il terzo, l'SMS Stralsund venne ceduto alla Francia e ribattezzato Mulhouse. Entrato a far parte della Regia Marina e classificato esploratore, venne sottoposto a lavori di riparazione e di modifica, con lo sbarco dei cannoni da 88 mm sostituiti con due da 76/40 mm e mantenendo solamente 2 lanciasiluri. Entrato in servizio nel 1925 fece parte della Divisione Leggera della Squadra Navale, partecipando alle manovre navali e il 1º dicembre dello stesso anno venne aggregato alla Prima Divisione della Squadra Esploratori. Dal 1926 e fino al 1936 imbarcò un idrovolante. Il 3 maggio 1926 partì per il Mar Rosso toccando le acque dell'Eritrea e della Somalia come ammiraglia della flotta italiana dislocata nell'Oceano Indiano. In Somalia cooperò con le forze di terra impegnate nella lotta contro i ribelli ed una sua compagnia da sbarco di 120 marinai occupò per 27 giorni la località di Bender Kassim. Dopo essere rientrato in Italia il 14 gennaio 1927 e sottoposto a lavori di manutenzione e riparazione a Taranto, il 20 settembre dello stesso anno entrò a far parte della Divisione Esploratori della Seconda Squadra. Dal 15 marzo 1928 al 1º ottobre 1929 venne destinato alla Divisione Esploratori della Prima Squadra effettuando brevi crociere nel Mediterraneo occidentale e dell'Atlantico. Dal 10 ottobre dello stesso anno, dopo essere stato riclassificato incrociatore, passò alle dipendenze del Comando in Capo della Seconda Squadra e dal 21 dello stesso mese divenne Nave Ammiraglia della Quarta Divisione, effettuando nel 1930 e nel 1931 crociere in Libia, Albania e Grecia. Dal 1º luglio al 1º settembre 1932, costituì insieme alla torpediniera Zenson il "Gruppo Navi Scuole Meccanici" effettuando una crociera nel corso della quale toccò i porti italiani dell'Adriatico e le acque dell'Albania, della Grecia e della Libia. Dopo lo scioglimento del Gruppo, il Taranto diventò Nave Ammiraglia della Forza navale di Riserva. Dal 1º luglio 1933 ricostituì con la torpediniera Cortellazzo il "Gruppo Navi Scuole Meccanici" visitando nel corso della campagna d'istruzione porti libici, greci e del Dodecaneso. Dopo che il 18 febbraio 1934 aveva assunto le funzioni di nave sede dell'Ispettorato Sommergibili, nell'estate successiva effettuò, con i sommergibili dipendenti, una crociera nel Mediterraneo visitando la Grecia, il Dodecaneso, la Palestina, l'Egitto, la Libia, la Sicilia, l'Algeria e la Spagna. Nel maggio 1935 veniva trasferito a La Spezia per lavori di rimodernamento, al termine dei quali venne destinato in Mar Rosso dove giunse il 5 settembre dello stesso anno svolgendo varie missioni in compiti di servizio coloniale lungo le coste dell'Eritrea e della Somalia. Il Comando della III Zona aerea territoriale della Regia Aeronautica costituisce per ‘esigenza AO’ nell'ambito della Guerra d'Etiopia, il Reparto aereo imbarcato sul R.I. Taranto. Il R.I. Taranto in questo periodo si trova ai lavori presso i cantieri OTO di Livorno. Al nuovo reparto viene assegnato il personale dal 1° luglio 1935. La nave arriva a Massaua il 5 settembre con i CANT 25. Al ritorno a Taranto, il 28 agosto 1936 rientrò in arsenale per radicali lavori di riparazione e trasformazione, nel corso dei quali furono abolite due caldaie e un fumaiolo, con la conseguente diminuzione della potenza scesa a 13000 CV e della velocità, che scese a 21 nodi. Dopo essere stato trasferito per il completamento dei lavori al Cantiere Scoglio Olivi di Pola il 10 giugno 1938 e a Venezia il 19 agosto 1939 l'unità fece rientro a Taranto il 29 ottobre successivo. All’inizio del 1940 faceva parte delle Forze Navali dello Ionio e Basso Adriatico alle dipendenze del Comando in Capo del Dipartimento Marittimo di Taranto, insieme all'incrociatore Bari, alla nave appoggio idrovolanti Miraglia, alle navi della II Squadriglia cacciatorpediniere e della VI Squadriglia Torpediniere oltre al nucleo di navi ausiliarie. Durante la seconda guerra mondiale la nave svolse 11 missioni, 6 delle quali per posa di mine. All’inizio del conflitto, aglio ordini del capitano di fregata Domenico Ermirio, si trovava a Brindisi da dove effettuò alcune missioni per la posa di mine e dopo essere rientrato a Taranto il 21 giugno, allo scoppio delle ostilità contro la Grecia il 29 ottobre, passato al comando del capitano di fregata Ferdinando Carafa D'Andria, ritornò a Brindisi. Dopo essere stato dislocato in Alto Adriatico il 10 aprile 1941, tornò nuovamente a Brindisi e il successivo 20 luglio effettuò il bombardamento delle coste adriatiche, appoggiando l'azione di reparti da sbarco nelle operazioni che portarono all'occupazione della Jugoslavia e delle isole Ionie e della Grecia. Nello stesso anno il 12 agosto, dopo essere stato assegnato alla Forza Navale Speciale come Nave Ammiraglia, trasferito alla Spezia per lavori di riparazione, rientrando in servizio il successivo 11 dicembre come Nave Ammiraglia della Forza Navale Speciale. Dopo essere stato trasferito, il 26 febbraio 1942, a Livorno, dove effettuò diverse uscite per esercitazioni, il successivo 12 dicembre venne posto in riserva e trasferito alla Spezia, dove il 9 settembre 1943, giorno seguente all'armistizio venne autoaffondato per non farlo cadere in mano ai tedeschi, che successivamente lo recuperarono per ostruire il passaggio della diga foranea. Dopo essere stato nuovamente affondato il 23 ottobre 1943 nel corso di un bombardamento aereo alleato fu riportato a galla dai tedeschi per andare definitivamente perduto, in un'altra incursione aerea, il 23 settembre 1944. Il relitto venne recuperato poi nel dopoguerra per essere demolito.
Lot # 782 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945), CIRCUITO AEREO – AVIAZIONE. Medaglia portativa con appiccagnolo ed anello, emessa nel 1911, per ricordare il primo circuito aereo italiano. Al dritto aquila in volo verso d. sotto monumenti in esergo ANNO SACRO AB ITALIA CONDITA QVINQVAGESIMO DIE ROMAE RESTITVTAE FESTO ANNIVERSARIO OCTO BONONIAM APPELLVNT HEROES LATINI DE CAELO G. PASCOLI, sulla linea di esergo G. HESSE. Al rovescio entro festone centrale scritta PRIMO CIRCVITO AEREO ITALIANO ORGANIZZATO DAL GIORNALE “IL RESTO DEL CARLINO” BOLOGNA VENEZIA RIMINI BOLOGNA 17 18 19 20 SETTEMBRE 1911, sopra e sotto rami di piante. Medaglia in bronzo (AE) (ø 29.5mm, 13.2gr.). Conservazione BB/SPL. "Le Petit Journal" di Parigi e "Il Resto del Carlino" organizzarono un Circuito aereo Bologna-Venezia-Rimini-Bologna, di circa 640 chilometri. Vi parteciparono sei aviatori italiani e quattro francesi, tra i quali cinque militari fuori concorso. Annunciata per l'8-10 settembre, la gara fu rinviata di una settimana. Gli hangar dei velivoli erano piazzati all'ippodromo Zappoli, vicino a porta San Felice. Durante l'allenamento del 14 settembre l'aereo del tenente Giulio Gavotti sorvolò, per la prima volta nella storia, il centro di Bologna. Primo a terminare il Circuito fu il monoplano Blériot del capitano Carlo Maria Piazza, fuori concorso, mentre la gara fu vinta dal francese André Frey, atterrato poco dopo. Durante il raid fu effettuato anche uno dei primi esperimenti di posta aerea della storia: il 19 settembre Achille Dal Mistro atterrò fortunosamente a Venezia con un sacco di corrispondenza, che venne regolarmente consegnato. Ogni lettera o pacco fu dotata di un timbro postale speciale. Un banale incidente impedirà il volo di ritorno del "singolare" portalettere.
Lot # 783 - MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945), DANTE ALIGHIERI – REGIA NAVE. Medaglia portativa con appiccagnolo ed anello, emessa nel 1912 dallo stabilimento Stefano Johnson di Milano, per ricordare l’entrata in servizio della Regia Nave da battaglia Dante Alighieri, corazzata monocalibro. Al dritto entro cornice perlinata interrotta in basso dal busto del Poeta a s. con cappuccio e guarnaccia e scritta REGIA NAVE DANTE ALIGHIERI. Al rovescio entro cornice perlinata, nave in navigazione di ¾ a s. nel campo a s. MCMXII, a s. presso il bordo SJ, intorno scritta CON L’ANIMO CHE VINCE OGNI BATTAGLIA. Medaglia in Argento (AG) (ø 29mm, 10.9gr.). Conservazione BB/SPL. Il Dante Alighieri è stata una nave da battaglia italiana varata nel 1910. Prestò servizio con la Regia Marina durante la Prima guerra mondiale. Prima nave da battaglia monocalibro (tipo dreadnought) della Regia Marina è nota per essere stata la prima nave da battaglia al mondo ad avere l'armamento principale in torri trinate, con dodici cannoni calibro 305 mm in 4 torri corazzate. La carriera del Dante Alighieri, nonostante l'impiego durante il primo conflitto mondiale, fu priva di eventi significativi. La nave, varata il 20 agosto 1910 ed entrata in servizio il 15 gennaio 1913, ricevette la bandiera da combattimento nella rada de La Spezia il 26 gennaio 1913 dalla signora Ildegarde Occella, Presidente del comitato femminile della Società Dante Alighieri. La nave subito dopo l'entrata in servizio effettuò una crociera in Atlantico, in cui, superata Gibilterra, tocco i porti di Dakar in Senegal, Funchal nell'isola di Madera, Ponta Delgada e Vigo, svolgendo poi attività di squadra e crociere nel Mediterraneo. Nel 1913 venne sperimentata la sistemazione di un idrovolante Curtiss Model H, all'epoca genericamente denominato Curtiss Flying Boat, e nello stesso anno imbarcò a Livorno Re Vittorio Emanuele III per recarsi a Castellammare di Stabia ad assistere al varo della corazzata Duilio. La corazzata Dante Alighieri fu la prima nave della Regia Marina ad avere un idrovolante imbarcato e quasi contemporaneamente in via sperimentale vennero dotati di idrovolanti anche gli incrociatori corazzati Amalfi e San Marco e in seguito a tali esperienze venne deciso di trasformare alcune unità in basi mobili per idrovolanti. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, la nave, al comando del Capitano di Vascello Biscaretti, era dislocata a Taranto, come ammiraglia della I Divisione con insegna del Contrammiraglio Camillo Corsi.  Il 5 settembre 1915 imbarcò a bordo l'ammiraglio Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi innalzandone l'insegna. Il 30 novembre 1916 approdò a Corfù, facendo rientro a Taranto il 27 gennaio 1917. Durante la guerra svolse principalmente attività di pattugliamento nel Mar Adriatico meridionale, ma senza essere mai impegnata in combattimento, in quanto le navi da battaglia della Imperial-Regia Marina Austro-Ungarica raramente lasciavano i loro porti. L'unica azione significativa durante la Prima guerra mondiale fu il bombardamento del porto di Durazzo, il 2 ottobre 1918, con a bordo l'ammiraglio Thaon di Revel, che ne innalzò l'insegna, in un'azione a protezione di un gruppo di navi italo-inglesi. Nel 1918 la nave venne ridislocata a Venezia per l'occupazione delle coste e delle isole dalmate. Alla fine del 1920 in seguito all'Impresa di Fiume di Gabriele d'Annunzio la nave non prese parte al blocco di Fiume (vi era bloccata) e non partecipò al bombardamento della città, nei giorni che passarono poi alla storia con il nome di Natale di sangue. Nel 1922 il re Vittorio Emanuele III intrattenne a bordo dell'unità i delegati alla Conferenza di Genova. Nel 1923 venne rimodernata, in particolare tutte le caldaie furono convertite per l'alimentazione a nafta venne installato un nuovo albero di trinchetto quadripode in sostituzione di quello tripode e vennero allungati i fumaioli per ridurre gli scarichi del fumo della combustione sul ponte. Nel 1924 prese parte insieme a Cavour, Doria e Duilio ad una crociera in Spagna in occasione di una visita dei reali d’Italia. Nello stesso anno venne testato un nuovo sistema di controllo del fuoco a distanze fino a 26.000 metri; sempre nel corso dello stesso anno la nave trasportò a Palermo Benito Mussolini in occasione della visita in Sicilia del capo del governo. Nel 1925 la nave venne attrezzata per imbarcare un idrovolante da ricognizione “M 18” e nel 1927 visitò insieme alle Duilio la città di Zara. Alla fine degli anni venti lo stato di sofferenza dell'economia italiana reduce dal primo dopoguerra non consentiva di mantenere una flotta considerevole e venne pertanto deciso di ridurre il bilancio navale; conseguentemente venne sospesa la costruzione delle Caracciolo, venne deciso di smantellare la corazzata Leonardo da Vinci di cui era stato previsto il riallestimento dopo il recupero nel porto di Taranto e di ritirare dal servizio le corazzate Dante Alighieri e le Cavour e così il 1º luglio 1928 la nave venne posta in disarmo, per essere radiata e smantellata dopo poco.