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Lot # 93
MEDAGLIE ITALIANE – REGNO D’ITALIA – VITTORIO EMANUELE II (1861-1878) – GIUSEPPE GARIBALDI - FASCIO DELLA DEMOCRAZIA - RARA. Medaglia, portativa con appiccagnolo (divelto), emessa nel 1884. Al dritto GIUSEPPE GARIBALDI in basso 1884, busto a s.. Al rovescio Fascio littorio di tipo repubblicano, intorno scritte FASCIO DELLA DEMOCRAZIA VIRIBUS UNITIS. Non censita nei repertori da noi consultati. Realizzata in peltro (ø 30mm, 6.2g). Conservazione MB. Il partito dell'Estrema sinistra storica, anche noto come Partito della Democrazia, Partito dell'Estrema radicale e Partito radicale storico, è stato un partito politico italiano che ha cominciato a essere concepito dopo la sconfitta di Mentana (1867) e lo scioglimento del Partito d'Azione mazziniano, ma che fu fondato ufficialmente dall'esponente radicale repubblicano Agostino Bertani il 26 maggio 1877. In alcuni contesti - in analogia con i termini destra storica e sinistra storica, riferiti ai partiti dell'epoca - il partito dell'estrema sinistra viene indicato come Estrema sinistra storica o Partito radicale storico, in modo da scongiurare possibili confusioni con omonimi partiti d'ispirazione affine, ma appartenenti alla storia della seconda metà del XX secolo. L'estrema sinistra storica affondava le sue radici ideali nel filone più laico e repubblicano del Risorgimento italiano, quello mazziniano e garibaldino, ma con riferimenti propri al pensiero e all'azione di Carlo Cattaneo e di Carlo Pisacane. Il 26 maggio 1877, Agostino Bertani costituisce il separato gruppo parlamentare del Partito dell'estrema sinistra, dichiarando la sua opposizione al primo governo Depretis che, nel dicembre 1877, cade. A Depretis succede Benedetto Cairoli che, al contrario, ottiene la fiducia da parte dell'estrema sinistra, quasi al completo. Nel dicembre 1878, Depretis succede nuovamente a Cairoli, ma con il voto contrario e compatto dell'estrema sinistra. Il 14 luglio 1879, cade anche il terzo governo Depretis sull'impopolare legge sul macinato (nella quale il governo aveva proposto soltanto una lieve riduzione dell'imposta). Il 14 maggio 1880 si tengono le elezioni politiche anticipate e l’estrema consegue una ventina di deputati. Due anni dopo, l'estrema sinistra riesce ad imporre l'approvazione di una legge elettorale che aumenta il numero degli elettori da circa mezzo milione ad oltre due milioni; grazie a tale riforma, nelle successive elezioni del 1882, riesce ad ottenere una quarantina di deputati. Entrano per la prima volta in Parlamento l'avvocato Ettore Sacchi e il socialista Andrea Costa, anch'egli eletto nelle liste dell’estrema. Come diretta risposta al trasformismo, in un congresso tenuto a Bologna nell'agosto 1883, l'estrema sinistra tenta di costituirsi in una forma più moderna di partito: il Fascio della democrazia, presieduto da un comitato centrale di tre membri, in rappresentanza delle sue principali componenti politiche: Giovanni Bovio per i repubblicani, Andrea Costa per i socialisti e Felice Cavallotti per i radicali. Quest'ultimo aveva ormai preso il posto dell'anziano Bertani, alla testa del gruppo radicale. Tra essi, si segnala la presenza di Ernesto Nathan, mazziniano di origine inglese e futuro sindaco di Roma. Il Fascio della Democrazia sorse anche in conseguenza della chiusura della principale testata dei radicali, vale a dire la Lega della Democrazia, fondato per volere di Garibaldi nel gennaio 1880 e diretto da Alberto Mario fino alla sua morte il 2 giugno 1883. Il giornale, già coi conti in rosso, chiuse definitivamente i battenti dopo la morte anche di Alessandro Castellani il 10 dello stesso mese. Tuttavia, a causa di contrasti e divisioni tra le correnti, il “Fascio della democrazia” non riesce a diventare un partito nel senso moderno della parola e l'alleanza tra le tre componenti non va oltre la costituzione del gruppo parlamentare unico, almeno sino al 1892, e - poi - di un semplice cartello elettorale. Gli ultimi governi Depretis sono contrassegnati dall'irrigidimento dei radicali di fronte al trasformismo. Declama Cavallotti nel 1886: "Avremo veduto in due o tre anni tanti convincimenti mutarsi, tanti programmi impegnati la fede data lacerati, eretto a teoria di governo quello che sarebbe ascritto a biasimo sanguinoso dell'ultimo dei gentiluomini, il diritto di mancare alle più formali, solenni, sacrosanti promesse...; il parlamentarismo ridotto alla senile abilità nel comporre, giorno per giorno, comporre e ricomporre le maggioranze, non secondo i principi che definiscono i partiti, ma secondo le debolezze che trascinano i convincimenti degli uomini". Ma l'azione radicale è rivolta anche alla questione scolastica, con la richiesta di laicità dell'istruzione; alla questione agraria, oggetto delle iniziative dell'anziano ma instancabile Bertani; alla legislazione sociale, in concorrenza con i primi socialisti e gli anarchici; alla condanna del "triplicismo" e dell'impresa africana. Il 30 aprile 1886 muore Agostino Bertani; l'anno successivo scompare anche il Presidente del Consiglio in carica, Agostino Depretis. Sale al governo Francesco Crispi.