MEDAGLIE RELIGIOSE – TIPO DEVOZIONALE - SAN MICHELE ARCANGELO – QUATTRO MARTIRI. Medaglietta devozionale con appiccagnolo (SEC. XVIII). Al dritto San Michele Arcangelo che brandisce una spada che si avventa contro il diavolo. Al Rovescio quattro santi martiri con vesti militari, forse romane, che reggono ciascuno una palma (simbolo del martirio), che potrebbero identificarsi con i Santi Martiri coronati (Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castori oppure Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano), intorno S M M S(?) P M in esergo scritta GALLIA (?). Realizzata in bronzo (AE) (27x41mm, 12g.). Conservazione MB. Spesso queste medaglie giungono a noi con un elevato stato d’usura frutto dei numerosi anni in cui furono portate con devozione per proteggersi dal “maligno”, si tramandavano di padre in figlio come un vero amuleto di famiglia. Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, detti i Santi Quattro coronati († Sirmio, Pannonia, 304 o 306), secondo la tradizione erano quattro scalpellini cristiani e subirono il martirio sotto l'impero di Diocleziano: sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica che insieme a loro ricorda san Simplicio, che ne ricompose le spoglie e fu per questo giustiziato. Con lo stesso titolo vengono a volte indicati i santi Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano, un gruppo di quattro soldati romani che affrontarono il martirio sempre sotto Diocleziano ad Albano, lungo la via Appia. Secondo un'antica tradizione riferita dal Sacramentario gregoriano, i Quattro praticavano clandestinamente la religione cristiana a Sirmio: essendosi l'imperatore Diocleziano recato in Pannonia per acquistare dei marmi per i suoi palazzi, si rivolse a loro perché scolpissero un'effigie del dio Esculapio. Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, confessando la loro religione, si rifiutarono di realizzare il simulacro di una divinità pagana; vennero fatti flagellare dal tribuno militare Lampedio perché abiurassero la loro fede ma, di fronte al loro rifiuto, vennero rinchiusi in casse di piombo e gettati nelle acque di un fiume. Simpliciano, un loro compagno di lavoro e correligionario, recuperò i loro corpi, ma, sorpreso nel gesto, fu condannato anch'egli a morte. Nel Medioevo divennero patroni dei muratori, degli scalpellini e delle corporazioni edili (per la loro connessione con l'arte delle costruzioni, i Santi Quattro sono anche molto cari alla Massoneria: la Loggia di ricerca Q.C. di Londra, ad esempio, tiene tuttora il suo festival annuale l'8 novembre). In base ad un'altra tradizione (che si intreccia e si confonde con la precedente) Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano erano soldati dei romani di scorta a Diocleziano e vennero martirizzati per essersi rifiutati di venerare la statua di Esculapio: forse la confusione con l'altro gruppo di santi deriva dal fatto che i loro corpi occupavano le tombe dei martiri scalpellini prima che questi vi venissero traslati. Ai martiri di Pannonia è intitolata la chiesa romana dei Santi Quattro Coronati, sul colle Celio, risalente probabilmente al IV secolo, ma documentata solo dal 595, trasformata in basilica da papa Leone IV (847-855) e titolo cardinalizio. Una visita alla basilica rende chiaro che l'aula centrale ha un pavimento romano parzialmente rimaneggiato ma di grande bellezza, nonché colonne romane corinzie con evidenza anteriori al IV secolo (probabilmente del II secolo). Sicuramente innestata su un edificio romano più antico.