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Lot # 799
MEDAGLIE ITALIANE – VITTORIO EMANUELE III (1900-1945) – VENTENNIO FASCISTA – TORINO – FIAT - RARO. Distintivo, di forma rettangolare, di propaganda della ditta FIAT di Torino, con piedino per asola della giacca. Al dritto scritta FIAT di color oro su sfondo rosso. Al rovescio sul piedino incisione del produttore S. JOHSON di Milano. Raro. Data la forma del logo della Fiat è databile agli anni ‘30 del secolo scorso (1932-1938). Realizzato in bronzo dorato (AE) e smalti (16x10mm,4gr.). Conservazione SPL FIAT (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino) è una casa automobilistica italiana. Il marchio ha una lunga storia, essendo stato fondato l'11 luglio 1899 presso il Palazzo Bricherasio di Torino come casa produttrice di automobili, per poi sviluppare la propria attività in numerosi altri settori, dando vita a quello che sarebbe diventato il più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano del XX secolo, oltreché la prima holding del Paese e, limitatamente al settore automobilistico, la maggior casa produttrice del continente europeo e terza a livello mondiale, dopo le statunitensi General Motors Co. E Ford Motor Co., per un ventennio, fino all'esplosione della crisi dell'industria automobilistica torinese iniziata alla fine degli anni Ottanta. L'azienda nacque dalla comune volontà di una dozzina di aristocratici, possidenti, imprenditori e professionisti torinesi di impiantare una fabbrica per la produzione di automobili. L'idea di produrre automobili su scala industriale era venuta agli amici Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti, già fondatori dell'Automobile Club d'Italia che avevano precedentemente costituito e finanziato la "Accomandita Ceirano & C.", finalizzata alla costruzione della "Welleyes", un'automobile progettata dall'ing. Aristide Faccioli e costruita artigianalmente da Giovanni Battista Ceirano. Visto il successo ottenuto dalla "Welleyes" alla sua presentazione, Bricherasio e Gatti proposero a un gruppo di conoscenti di acquisire le esperienze, le maestranze e la competenza della "Accomandita Ceirano & C." per trasferirle su scala industriale, come già avveniva nelle fabbriche dell'Europa settentrionale. Oltre ai due promotori, si mostrarono disposti a partecipare il conte Roberto Biscaretti di Ruffia, il marchese Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, il banchiere e industriale della seta Michele Ceriana Mayneri, l'avvocato Carlo Racca, il possidente Lodovico Scarfiotti, l'agente di cambio Luigi Damevino e l'industriale della cera Michele Lanza. La costituenda società non era ancora stata ufficializzata che la stampa piemontese già pubblicava la notizia come certa. l gruppo di notabili, dopo vari incontri tenuti nel caffè di madame Burello per fissare le linee dell'accordo e dopo aver ottenuto l'appoggio finanziario del "Banco di Sconto e Sete" di Torino, si riunì a Palazzo Bricherasio per sottoscrivere l'atto di "Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili –Torino" redatto dal cav. dott. Ernesto Torretta, notaio patrimoniale della Real Casa: era l'11 luglio 1899. I soci versarono un capitale di 800.000 lire in 4.000 azioni (circa 3,6 milioni di euro del 2014) e affidarono la presidenza a Ludovico Scarfiotti. Occorre aggiungere che, il giorno precedente alla costituzione della società, Michele Lanza decise di ritirarsi, abbandonando il sodalizio FIAT. Lanza aveva già realizzato in proprio, nel 1895, una delle prime automobili italiane e, ben conoscendo le difficoltà tecniche a cui si andava incontro, riteneva inopportuno escludere Giovanni Battista Ceirano dalla società, principale esperto meccanico, per mere questioni di rango. Parte della quota azionaria destinata a Lanza venne assunta dal possidente Giovanni Agnelli, coinvolto in extremis dall'amico ed ex commilitone Scarfiotti, mentre la rimanente quota azionaria venne sostenuta dal Banco di Sconto e Sete. Durante la prima seduta, il consiglio d'amministrazione della neonata FIA (Fabbrica Italiana di Automobili) deliberò l'acquisto dell'"Accomandita Ceirano & C.", liquidando Ceirano con la somma di 20000 lire, oltre ad assumerlo quale agente di vendita. La prima vettura costruita dalla FIAT fu il modello "3½ HP", copia della "Welleyes" e prodotta in otto esemplari nel corso del 1899. Sempre in quell'anno, l'azienda mutò la denominazione in FIAT dietro suggerimento di Aristide Faccioli e con l'entusiastico sostegno di Cesare Goria-Gatti che, dalle colonne del giornale L'Automobile, invitava all'adozione di tale acronimo anche per il suo benaugurante significato latino (terza persona singolare del congiuntivo presente del verbo fio = che sia, che divenga) circa il futuro dell'intrapresa L'unico a sollevare alcune perplessità fu Emanuele Cacherano di Bricherasio, cui l'acronimo pareva richiamarsi a concetti biblico-religiosi, in contrasto con le sue convinzioni marxiste. Le prime otto vetture furono realizzate nell'acquisita officina Ceirano, poi la produzione si trasferì nel nuovo opificio di corso Dante Alighieri, terminato a tempo di record nei primi mesi del 1900. La FIAT iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923. Dopo un primo periodo di difficile sviluppo, segnato da diverse ricapitalizzazioni e da modifiche nella composizione del capitale azionario (non sempre in maniera pacifica ma anche sfociate in processi clamorosi per l'epoca), la proprietà della casa automobilistica viene assunta quasi integralmente da Giovanni Agnelli, che diventerà senatore durante il fascismo e resterà a capo dell'azienda sino al termine della Seconda guerra mondiale. Dopo aver rischiato di perdere la proprietà dell'azienda per la propria compromissione con il regime fascista, Agnelli passa il comando a Valletta, essendo morto in un incidente aereo l'unico figlio maschio, Edoardo. Valletta, uomo di qualità non comuni, si occupò di reggere per conto della famiglia Agnelli una delle poche aziende italiane non completamente inginocchiate dalla disfatta, riuscì a farla rialzare e contemporaneamente fornì l'opportuna preparazione al ruolo che appena possibile avrebbe dovuto assumere il giovane discendente "primo in linea dinastica" (definizione attribuita a Montanelli). Gianni Agnelli, l'erede, divenne presidente della FIAT nel 1966 e lo rimase fino al compimento del 75º compleanno, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza. La carica venne assunta prima (1996) dall'ex amministratore delegato Cesare Romiti e poi (1998) dal genovese Paolo Fresco, in arrivo dagli Stati Uniti, ex vicepresidente della General Electric. La crisi del gruppo portò il fratello Umberto alla presidenza (2003) e dopo la morte di Umberto fu la volta (2004) di Luca Cordero di Montezemolo. L'erede designato dalla famiglia Agnelli, John Elkann, fu nominato vicepresidente all'età di 28 anni e altri membri della famiglia entrarono a far parte del consiglio di amministrazione. L'amministratore delegato Giuseppe Morchio, dimissionario, venne sostituito da Sergio Marchionne dal 1º giugno 2004. La gestione di Gianni Agnelli incrementò notevolmente la vocazione multinazionale e plurisettoriale dell'azienda, una vocazione che affondava le proprie radici nelle realtà industriali create dalla Fiat in tutta Europa, già nel primo ventennio del secolo. La crescita, certo aiutata anche dal cosiddetto "boom economico" degli anni Sessanta, fu rilevante sia in campo nazionale sia nei mercati esteri. Le attività e le strategie del gruppo, in origine dirette alla sola produzione industriale di autovetture (e poco dopo anche di veicoli industriali e agricoli), con il passare del tempo e a causa delle mutate condizioni di mercato e del consolidato assetto di gruppo, sono andate verso una diversificazione in molti altri settori. Il gruppo ha al momento attività in una vasta gamma di settori dell'industria e nei servizi finanziari. Si tratta del maggiore gruppo aziendale italiano, che vanta inoltre significative attività anche all'estero, dove è presente in 61 nazioni con 1063 aziende che impiegano oltre 223 000 persone, 111 000 delle quali al di fuori dell'Italia.